I nuovi metodi di coltivazione, in particolare l’utilizzo delle luci a led nelle serre e all’interno delle colture protette, sono stati oggetto del webinar “Ortoflorovivaismo: l’evoluzione dei metodi di coltivazione e criticità di settore”, promosso dai Giovani di Confagricoltura – ANGA.
Ad illustrare le novità nell’ambito delle coltivazioni in serra è stato il Prof. Paolo Zanin dell’Università degli Studi di Padova.
Perché usare la luce artificiale? Per stimolare, ha spiegato Zanin, nelle piante la funzione assimilativa, ovvero accelerarne la crescita; per incidere sulla funzione fotoperiodica, ovvero farle giungere la fioritura in un determinato periodo (si è visto che grazie a queste luci la fioritura può essere anticipata anche di diversi giorni); per agire sulla funzione della crescita e dello sviluppo e dei metaboliti secondari, come ad esempio gli aromi, nel caso di piante aromatiche, o i pigmenti, nel caso di piante da fiore.
Innegabili i vantaggi di questa tipologia di lampade nelle serre, anche rispetto a quelle usate prima, ormai dismesse (a incandescenza, a fluorescenza, a ioduri metallici, ecc.): i led possono emettere la luce in una precisa lunghezza d’onda, quella che stimola maggiormente certi processi di crescita nelle piante; hanno un basso consumo energetico e una lunga durata; non emettono calore; hanno flessibilità di installazione; non contengono materiali tossici. Il Prof. Zanin ha poi precisato che l’utilizzo non è ancora su larga scala, per via dei costi e perché gli effetti sulle piante devono essere ulteriormente approfonditi e studiati; certo è che l’utilizzo in serra di queste soluzioni si sta rivelando prezioso, sia per anticipare la crescita e ad esempio la fioritura, sia per aumentare in generale le rese delle piante.
“Nuove frontiere quindi per un comparto che è sempre stato pioniere nell’innovazione - ha ricordato Claudio Previatello, rappresentante Anga della FNP Florovivaismo di Confagricoltura - e che deve essere messo nelle condizioni di continuare a innovare”.
Il settore da sempre è il fiore all’occhiello della Liguria, come ha ricordato Riccardo Vignone, florovivaista di Albenga, che nell’azienda di famiglia, di 2500 metri quadri, coltiva piante aromatiche e piante da fiore, sia in serra che in campo. A ribadire che il florovivaismo sia il pilastro dell’agricoltura ligure è stato anche Luca de Michelis, presidente di Confagricoltura Liguria, il quale ha sottolineato che il 95% della produzione florovivaistica ligure è destinato all’export e che, a causa della pandemia, stia subendo delle contrazioni pesanti. Il webinar, molto partecipato, è stato l’occasione per far avvicinare i soci e i non addetti ai lavori alle novità di un comparto che, ha ricordato Previatello, rappresenta in Italia quasi 3 miliardi di euro di valore della produzione e 30 mila imprese.