- Oggi a Ecomondo, Confagricoltura e Utilitalia hanno fatto il punto sullo stato di avanzamento dei lavori a un anno dalla firma del Protocollo d’intesa
- Bisogna aumentare la percentuale dell’11% di acqua piovana che attualmente viene trattenuta e realizzare bacini medio-grandi ad uso plurimo
- I grandi invasi hanno un’età media di 62 anni: delle 350 grandi dighe esistenti, solo la metà è in pieno esercizio. Problemi strutturali come l’interramento riducono del 30% la capacità di accumulo
- In Italia sono operativi 79 impianti per la produzione di acque di riuso, ma solo 16 sono dotati di una rete per la distribuzione e l’utilizzo dell’acqua affinata per l’irrigazione dei campi
- Nel nostro Paese ci sono 7.781 impianti di depurazione dotati di sistema di trattamento avanzato, che potrebbero essere potenziati per la produzione di acqua per il riuso: il potenziale è di circa 6,7 miliardi di metri cubi all’anno di acque depurate utilizzabili direttamente
Rispondere ai cambiamenti climatici, garantire la sicurezza dei territori, formare e informare; e ancora diffondere principi e pratiche di circolarità e promuovere ricerca e digitalizzazione. Sono queste le proposte comuni al centro del Protocollo d’intesa tra Confagricoltura, la più antica Organizzazione di tutela e di rappresentanza delle imprese agricole, e Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche.
Oggi, alla Fiera Ecomondo di Rimini, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento dei lavori a un anno di distanza dalla firma del Protocollo, che punta a ripensare la gestione della risorsa idrica in un’ottica di maggiore efficienza e sostenibilità.
Per rispondere alle sfide poste dai cambiamenti climatici, Confagricoltura e Utilitalia ribadiscono che servono nuove infrastrutture e un piano straordinario di manutenzione di quelle esistenti. Sul primo fronte bisogna aumentare la percentuale dell’11% di acqua piovana che attualmente viene trattenuta in bacini con funzioni di riserva idrica ed è necessario realizzare bacini medio-grandi ad uso plurimo, pur mantenendo la possibilità, in relazione a specifiche condizioni territoriali, di favorire anche la creazione di piccoli bacini a servizio di una rete di imprese agricole. Sul fronte del piano di manutenzione, l’attenzione va posta ai grandi invasi, che hanno un’età media di 62 anni: delle 350 grandi dighe esistenti, solo la metà è in pieno esercizio e problemi strutturali come l’interramento riducono del 30% la capacità di accumulo. Elevare gli investimenti nel servizio idrico, superando le gestioni comunali in economia, inoltre, contribuirebbe a destinare risorse crescenti per ridurre le perdite di rete: occorre passare dagli attuali 4 miliardi di euro di investimenti annui, a 6 miliardi di euro, il 25% dei quali andrebbe destinato al potenziamento della rete idrica.
Confagricoltura e Utilitalia ritengono inoltre che l'utilizzo delle acque reflue depurate per fini irrigui sia una priorità, in linea con le buone pratiche dell’economia circolare. Attualmente, secondo i dati ISPRA, in Italia sono operativi 79 impianti per la produzione di acque di riuso, ma solo 16 sono dotati di una rete per la distribuzione e l’utilizzo dell’acqua affinata per l’irrigazione dei campi. Questi numeri sono ancora troppo ridotti: nel nostro Paese ci sono 7.781 impianti di depurazione dotati di sistema di trattamento avanzato, che potrebbero essere potenziati per la produzione di acqua per il riuso. Se tali progetti dovessero essere realizzati, la percentuale di acque reflue utilizzate in agricoltura potrebbe aumentare significativamente. Il riutilizzo rappresenta una misura con un potenziale enorme: circa 6,7 miliardi di metri cubi all’anno di acque depurate utilizzabili direttamente.
Rispetto al riutilizzo dei fanghi, in un’ottica di economia circolare, è necessario riportare nel terreno sostanze nutritive e carbonio organico, spesso carenti. La sfida è passare dalla cultura dello scarto a quella della prevenzione, del riciclo e della valorizzazione economica. L’agricoltura, che è il perno delle nuove strategie europee sulla bioeconomia, può contribuire significativamente al riutilizzo dei fanghi di depurazione come biofertilizzanti. Tuttavia, è essenziale sviluppare certificazioni di qualità degli stessi che garantiscano sicurezza per l’agricoltore e consumatore.
In questo primo anno di collaborazione, partendo dalla consapevolezza dell’impatto crescente dei cambiamenti climatici sulla disponibilità idrica che rende necessario ripensare la gestione della risorsa in un’ottica di maggiore efficienza e sostenibilità, Confagricoltura e Utilitalia hanno promosso una serie di iniziative congiunte. Sono stati organizzati momenti di confronto con stakeholder nazionali e internazionali, attività di formazione per tecnici e aziende e sono state messe in campo proposte comuni per infrastrutture idriche più efficienti, con l’obiettivo di favorire un’agricoltura e un servizio idrico integrato sempre più circolari e resilienti, contribuendo alla gestione sostenibile e oculata della risorsa acqua.