Confagricoltura, anche attraverso le proprie imprese, è in prima linea nella lotta agli sprechi alimentari. Viviamo il più grande paradosso del nostro tempo. La popolazione mondiale ha superato otto miliardi e le aree del pianeta in emergenza fame sono sempre più ampie. In contrapposizione l’Oms rileva che, nel mondo, il 39% dei maggiorenni è in sovrappeso, mentre il 13% è obeso. La perdita e lo spreco di cibo implicano, inoltre, una pressione sull'ambiente e sulle risorse naturali utilizzate per produrlo, che può e deve essere evitata.
Secondo gli ultimi dati emersi dallo studio condotto dell’Osservatorio Waste Watcher International stiamo diventando più virtuosi rispetto all’anno precedente perché distruggiamo il 12% in meno, che si traduce in un valore complessivo pari a 6,48 miliardi di euro. Meno brave sono le coppie senza figli, più attente quelle con figli. Continuiamo però a sprecare quasi mezzo chilo di cibo a persona a settimana, in particolare frutta, pane, insalata, verdure, aglio e cipolle. Molti sono prodotti che provengono direttamente dall’agricoltura. Un controsenso per un settore che non spreca – sottolinea Confagricoltura - perché fa naturalmente propri concetti e pratiche come il recupero, il riutilizzo e la creazione di sistemi diffusi di economia circolare. Anche in fatto di prevenzione, è fondamentale che i virtuosismi produttivi dei nostri agricoltori siano conosciuti e spiegati ai consumatori e alle giovani generazioni.
Come settore – sottolinea Confagricoltura - abbiamo di fronte delle sfide importanti da vincere come quella di garantire cibo sano ad una popolazione mondiale in continua crescita. Fondamentale, in questo caso, è la tecnologia e gli strumenti applicati all’agricoltura per permettere maggiori produzioni preservando le risorse naturali. In questo campo, per combattere lo spreco alimentare il ruolo della ricerca è fondamentale. Si potrà lavorare sulla durata e la conservazione degli alimenti, sui packaging innovativi.
Occorre puntare su stili di vita e consumi alimentari più sani e consapevoli, oltre ad acquisire maggiore coscienza sul ruolo che ognuno può avere nella riduzione dello spreco e nel contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. In questa operazione di educazione al consumo - conclude l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - è necessaria la collaborazione e il dialogo tra le filiere direttamente impegnate nel processo produttivo, le organizzazioni di rappresentanza, le istituzioni, ma anche le scuole, le università e i consumatori.