Un inverno lungo e piovoso, con costi sempre più alti. Non è un momento facile per i florovivaisti di montagna, alle prese con spese esorbitanti per gasolio, energia elettrica e gas. Inoltre, le piogge delle ultime settimane hanno influito sul lavoro, con vendite al di sotto dello standard stagionale.
“È primavera, ma le piogge e il clima freddo stanno tenendo lontano la clientela – sottolinea Francesco Montagnese, referente dei florovivaisti di Confagricoltura Belluno e titolare del vivaio Top Green di Feltre -. Noi siamo pronti con gerani, petunie, surfinie e tante piante da orto e aromatiche, ma in questo momento poco si muove. Il problema vero, però, sono i costi, che influiscono sempre di più sull’indotto. Dalle spese per l’energia a quelle per i trasporti, noi florovivaisti di montagna siamo svantaggiati rispetto ad altre regioni d’Italia, come quelle del Sud, che possono produrre a costi minori. Perciò, oltre a misure finalizzate alla crescita del settore, chiediamo politiche che vadano a sostenere specificatamente lo sviluppo del comparto agricolo montano. Ma bisogna che siano studiate per tutta la fascia che va dal Friuli alla Valle d’Aosta, perché i problemi sono uguali per tutti”.
La scorsa settimana il governo ha votato un Ddl florovivaismo, che punta a dare alla filiera un quadro normativo coerente e organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione e incremento della qualità di un comparto che vale oltre 3 miliardi, conta 27 mila aziende e dà lavoro a 100mila addetti. “Tutto quello che si fa per il settore è positivo - commenta Montagnese -, ma il decreto-legge delega il governo ad adottare entro 24 mesi le disposizioni attuative. I tempi sono lunghi e di concreto c’è poco. Abbiamo bisogno, invece, di misure di sostegno rapide per un settore che ha problemi legati al rincaro delle fonti energetiche e alla contrazione del mercato: servono finanziamenti per compensare i rincari anche di sementi, concime e imballaggi, serve una promozione della cultura del verde e fondi per la ricerca. Bisogna tenere conto, inoltre, che in montagna facciamo un’agricoltura sostenibile rispetto ad altre zone, che va quindi premiata. Noi, ad esempio, abbiamo iniziato a fare la lotta biologica, con insetti utili, per la difesa delle piante ornamentali e da orto. In questo modo riduciamo dell’80 per cento i trattamenti chimici”.
Secondo i dati di Veneto Agricoltura, il numero delle aziende florovivaistiche in regione è in discesa. In provincia di Belluno i vivai sono 45, in lieve flessione, così come Padova (427 unità, -1,6%), Treviso (310 unità, -1,6%), Verona (213, -1,8%), Venezia (182, -3,7%) e Vicenza (117, -0,7%). Solo Rovigo (91 aziende) registra un lieve incremento. In calo anche la superficie florovivaistica, che viene stimata in circa 2.450 ettari (-1,8%). La produzione complessiva regionale è in leggero aumento a circa 1,96 miliardi di piante (+2%), dovuta principalmente all’incremento della produzione vivaistica (1,54 miliardi di piantine, +0,8%), che ne rappresenta sempre la quota preponderante (circa il 79%).