Su Italia Oggi il direttore di Enecta Jacopo Paolini parla della situazione del settore della canapa industriale in Italia e del relativo quadro normativo.
Paolini ricorda come dal 2016 in Italia il comparto sia disciplinato dalla legge n. 242/2016, che autorizza la coltivazione di varietà di canapa iscritte al Catalogo comune europeo e con un tenore di THC inferiore allo 0.2%, purché destinate alla realizzazione di prodotti industriali, tra cui alimenti e cosmetici, fibre del settore tessile, oli e carburanti, prodotti per la bioedilizia. Al di fuori di tali utilizzi, la coltivazione di piante di canapa è vietata e rientra nel campo di applicazione del Testo Unico degli Stupefacenti.
Il comparto conta attualmente 3000 aziende nel territorio italiano e 15.000 lavoratori e i dati sono in progressiva crescita, considerando anche che la forza lavoro è composta da molte persone sotto i 30 anni.
La Camera dei deputati ha recentemente approvato l’articolo 18 del ddl Sicurezza, che modifica l’attuale versione della legge n. 242/2016. In caso di approvazione anche al Senato, in Italia sarà vietata la coltivazione, la lavorazione, la vendita e ogni altra attività sulle infiorescenze di canapa, indipendentemente dal loro utilizzo. Questa misura, infatti, non distingue tra uso delle infiorescenze per scopi industriali e quello per finalità ricreative, per cui il rischio è la cancellazione dell’intera filiera agro-industriale della canapa.
Una simile modifica della legge, infatti, renderebbe impossibile anche a coltivatori e industriali lavorare sulla pianta, con conseguente chiusura di aziende e perdita di migliaia di posti di lavoro, senza considerare – sottolinea Paolini - crescita delle importazioni del prodotto da altri Paesi.
Oltre il danno per gli operatori del settore quindi, anche la beffa di vedersi rubare il mercato dai concorrenti oltralpe.
Già in passato il governo ha provato a vietare l’utilizzo delle infiorescenze e dei suoi estratti. Ora, il governo tenta nuovamente di fermare la crescita del settore.
Operatori di questo comparto, produttori e Organizzazioni di categoria come anche Confagricoltura, stanno dialogando con il governo per suggerire una strada alternativa e tutelare così un settore importante.