Ad una settimana dall’alluvione resta alta l’allerta rossa in Emilia Romagna, martoriata dall’acqua e dalle frane, e sono almeno 5.000 le aziende agricole colpite, con il coinvolgimento di 53 comuni in tutta la regione. A rischio almeno 50.000 posti di lavoro.
Alle 11 di oggi è prevista la riunione del Consiglio dei Ministri, che dovrà varare il primo pacchetto di misure a sostegno delle imprese.
“Confagricoltura ha chiesto il rinvio di tutte le scadenze fiscali, contributive, dei mutui per le popolazioni colpite, sospensione del pagamento di bollette e avvisi di pagamento di acqua, rifiuti luce e gas – ha detto Vincenzo Rota a TGUnomattina su Rai 1 -. Nell’immediato, con l’obiettivo di guidare e sostenere gli agricoltori, impegnati nel fronteggiare questa catastrofe climatica, è assolutamente prioritario concedere un pronto ristoro dei danni subiti. Parallelamente, è auspicabile intervenire assegnando risorse anche a partire dai fondi disponibili quali: in accordo con le Regioni, i Fondi di Coesione afferenti alla programmazione in corso e non ancora impegnati, come già attuato in occasione del terremoto in Emilia-Romagna per favorire una veloce ripartenza dei territori coinvolti; il Piano di Sviluppo Rurale (PSR), per il quale, oltre a beneficiare delle risorse previste, si propone un attento processo di revisione per adeguarlo alle emergenze climatiche in atto”.
Durante la puntata è intervenuto in collegamento Luigi Bosi, giovane imprenditore socio di Confagricoltura Ravenna nella frazione Boncellino di Bagnacavallo, dove il fiume Lamone è esondato per ben due volte in quindici giorni.
L’acqua ha invaso l’80% dei suoi campi, spazzando via ortaggi prossimi alla raccolta e allagando una ventina di ettari di viti e alberi da frutto (peri, meli, peschi e ciliegi). “La furia del fango ha sradicato interi filari, molte piante rischiano di marcire per asfissia radicale – dice Bosi -. Le drupacee preoccupano di più perché sensibili al ristagno idrico. Parte dei terreni aziendali sono ancora allagati mentre altri restano coperti da uno strato di fango. “L’emergenza non è finita – spiega l’imprenditore – e in questa situazione è impossibile riprendere l’attività agricola. L’unica certezza è che non riuscirò a salvare tutte le mie piante”.