
“E’ un momento storico nel quale l’agricoltura europea si trova sotto pressione, segnata da una drammatica contrazione del reddito e da una grave destrutturazione produttiva” inizia così la sua intervista sul Corriere della Sera il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Evidenzia anche come le cause di questo siano da ricercare sia in fattori esterni, come la pandemia e la guerra in Ucraina, sia nell’ultima riforma della PAC che non ha tenuto conto di quanto è accaduto in questi anni e che destina agli aiuti al mercato solo il 15% delle sue risorse, incentivando gli agricoltori addirittura a non produrre.
Quanto al Green Deal, Giansanti ha ribadito ancora una volta come gli imprenditori agricoli siano i primi a contribuire alla tutela dell’ambiente, ma anche quanto sia necessario concordare insieme - Istituzioni e agricoltori – le strategie, i percorsi virtuosi e le buone pratiche di sostenibilità. Non si è riusciti a instaurare un dialogo con la Commissione e a Bruxelles è prevalso un certo “furore ideologico”.
Giansanti rimarca che Confagricoltura e gli agricoltori restano europeisti convinti, tuttavia non si può non tener conto del fatto che le risorse destinate oggi all’agricoltura europea siano la metà di quelle di 20 anni fa e che la capacità competitiva dell’imprenditore agricolo italiano sia stata fortemente ridimensionata.
Confagricoltura propone, prosegue Giansanti, un’agricoltura basata sull’uso delle nuove tecnologie, che tanto possono fare per un uso più sostenibile delle risorse naturali e chiede incentivi proprio per investire in innovazione tecnologica e per realizzare un vero e proprio modello di economia circolare.
Il presidente di Confagricoltura conclude sottolineando come in Europa sia mancata finora una visione strategica. Anche a livello nazionale la Confederazione ritiene che sia necessario un piano strategico pluriennale per l’agricoltura, con una visione di lungo periodo.
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