“Il divieto della “monosuccessione” colturale, previsto dalla nuova PAC, che impone una rotazione colturale, rischia di spingere molti agricoltori ad abbandonare i campi”. Lo ha detto Filippo Schiavone, componente della Giunta di Confagricoltura nazionale e presidente di Confagricoltura Foggia, ai microfoni del Corriere Daily, il podcast del Corriere.it.
Un escamotage per ovviare a questo divieto, come ha sottolineato Schiavone, sarebbe possibile se ci fosse una ripresa dei mercati tale da spingere gli agricoltori a rinunciare al titolo di base, cioè all’incentivo europeo, per concentrarsi esclusivamente sulla coltivazione, a prescindere dall’aiuto.
Il divieto alla monosuccessione ha alla base motivazioni ambientali. E a proposito di questo, il rappresentante di Confagricoltura ha ricordato come la nuova PAC abbia spostato tutta l’attenzione sull’ambiente, tralasciando del tutto i mercati, che per le imprese sono invece fondamentali. L’impossibilità a coltivare per due anni consecutivi lo stesso prodotto si rivela poi particolarmente svantaggiosa per quelle aree del nostro Paese, come la provincia di Foggia e il meridione in generale, in cui le condizioni climatiche rendono praticamente impossibile la rotazione colturale.
A questo, ha bene evidenziato Schiavone, si aggiungono altri due fattori che rendono il tutto penalizzante per le imprese: la minor redditività dei prodotti che andrebbero alternati a grano e mais, quali soia, sorgo, avena, ecc. e la volatilità dei prezzi di una commodity come il grano duro (sono infatti di gran lunga inferiori rispetto agli anni precedenti, si è arrivati a 37/38 euro per quintale, rispetto ai 57/58 euro al quintale del passato) e la remunerazione per i produttori ha subito un forte calo.
Dello stesso avviso è Cesare Soldi, presidente dell’Associazione nazionale maiscoltori italiani, il quale ha sottolineato anche le difficoltà che la rotazione colturale comporterebbe per gli allevatori, dal momento che il mais è la materia prima fondamentale per l’alimentazione degli animali. Anche Soldi, come Schiavone, ha ribadito come le alternative a grano e mais, che dovrebbero alternarsi nella coltivazione, siano molto meno remunerative e difficilmente coltivabili, soprattutto in quelle zone colpite da avversità climatiche come l’estrema siccità.
E’ necessaria ed auspicabile pertanto una deroga anche per il 2024.