Il settore lattiero-caseario sta uscendo da una fase turbolenta di mercato, che ha riguardato tutti i comparti produttivi. Il vicepresidente di Confagricoltura, Matteo Lasagna, nel suo editoriale sull’Informatore Zootecnico fa una lucida analisi della situazione.
Lasagna ha sottolineato come l’offerta di latte nazionale negli ultimi anni sia aumentata, tant’è che l’Italia dal 2015 ad oggi è passata dal 75% circa a poco meno del 100% di autoapprovvigionamento, raggiungendo una quasi sostanziale autosufficienza nell’offerta di latte. Gli allevatori hanno infatti incrementato le produzioni, con maggiori investimenti, soprattutto in innovazione, qualità e benessere animale. E il mercato ha premiato questi sforzi, chiedendo più latte nazionale. Questo ha determinato un rafforzamento della produzione di latte, a scapito delle importazioni, un fenomeno favorito sicuramente anche dal “raffreddamento” del potenziale produttivo europeo: paesi come Germania, Francia e Olanda hanno infatti registrato un calo delle consegne europee. La situazione, ha aggiunto Lasagna, unita ad una pressione sul fronte dei maggiori costi, ha spinto anche le quotazioni a un aumento.
C’è da chiedersi ora quanto questo equilibrio possa tenere nelle attuali condizioni, dopo alcuni fenomeni che destano forte preoccupazione, come la forte siccità della scorsa estate, che ha praticamente raddoppiato i prezzi di mais e soia; la ripresa delle consegne di latte in Europa; il calo della domanda interna dei consumatori, dovuto anche all’inflazione agroalimentare.
L’export per adesso fortunatamente, ha evidenziato Lasagna, sembra tenere e nel 2022 è ancora in aumento.
In questo scenario – ha concluso il vicepresidente di Confagricoltura - se non si vuole perdere il terreno guadagnato, occorre ripensare e adeguare le quotazioni del latte alla stalla per riequilibrare la situazione, compensare adeguatamente l’aumento dei costi e rafforzare la produzione.