“I primi dati che abbiamo fanno pensare che il 2023 da tanti punti di vista si prospetti in linea con il 2022. L’inverno finora è stato infatti caratterizzato da una forte siccità” lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervistato da TGcom24. “Ci auguriamo che in questa parte rimanente di questa stagione possa piovere di più, per non dover affrontare criticità come quelle dell’anno scorso.”
“La situazione in Ucraina poi continuerà ad influenzare i mercati. Stiamo tornando lentamente ad una normalità di prezzi, ma rimane un punto interrogativo sulla sicurezza alimentare su cui nessuno, in questo momento, è in grado di fare previsioni, anche perché in alcuni Paesi si sta andando verso forme di protezionismo preoccupanti e c’è una forte volatilità dei prezzi”.
Giansanti ha inoltre rimarcato la mancanza di un dibattito sul futuro del cibo. “Occorre lavorare – ha detto - per costruire un mercato regolato per una movimentazione più snella e rapida dei beni alimentari”.
Il presidente di Confagricoltura ha poi sottolineato come i modelli di produzione siano molto diversi da un paese all’altro e come ci siano distorsioni sui mercati che richiedono dei correttivi.
Altro tema affrontato da Giansanti è stato quello della manodopera in agricoltura, della quale si rileva la carenza. C’è molta richiesta di prodotti agricoli italiani nel mondo, come è emerso anche in occasione di Fruit Logistica che si è tenuta a Berlino nei giorni scorsi, ma l’Italia non riesce a soddisfarla per carenza di manodopera. “Occorre snellire la burocrazia per l’assunzione dei lavoratori, che sono soprattutto stranieri. E’ necessario costruire un modello di gestione della manodopera che veda coinvolti direttamente le imprese, i sindacati dei lavoratori e i Paesi da cui questi provengono. E’ necessario altresì fare formazione e garantire ai lavoratori stabilità. Un fenomeno che infatti si registra è che, dopo la formazione, molti di essi vanno a lavorare in altri Paesi, dove da un lato le retribuzioni sono più alte, dall’altro il costo del lavoro per le imprese è più basso”. D’altro canto Giansanti ha anche evidenziato come molti cittadini che vivono in Italia preferiscano lavori in altri settori, piuttosto che in agricoltura, dove ci sono delle peculiarità per turni, tempistica e modalità che non sempre riscuotono successo; per questo i lavoratori in agricoltura provengono sempre più da fuori Europa.
Giansanti ha poi ricordato come l’agricoltura sia in prima in linea nella lotta agli sprechi, evitandoli anche proprio all’interno dei cicli produttivi, come registrato nei giorni scorsi anche dall’Osservatorio Internazionale Waste Watcher con cui la Confederazione collabora.
Alla domanda su quali siano i prodotti maggiormente esportati, il presidente di Confagricoltura ha evidenziato come questi siano il vino, comparto trainante dell’export agroalimentare italiano, per il quale siamo i primi in Europa in termini di produzione, l’ortofrutta e i trasformati della zootecnia.
L’augurio di Giansanti per questo anno è che la guerra finisca il prima possibile, sia per le conseguenze umanitarie, sia per quelle sui mercati. “C’è bisogno di un’agricoltura forte – ha concluso infine – perché laddove il settore primario è forte, l’intera economia del Paese è forte”.