Con un milione di lavoratori impiegati, il settore agricolo è l'unico che ha mantenuto stabili i livelli occupazionali nell'ultimo anno, nonostante gli effetti negativi della pandemia, registrando un calo nei comparti maggiormente interessati dalle limitazioni stabilite dal governo, come ad esempio l'agriturismo. Ma è sempre più difficile reperire manodopera adeguata, come ha spiegato Roberto Caponi, direttore Area Lavoro e Welfare di Confagricoltura, nel corso del webinar «Lavoro in agricoltura: panorama in evoluzione». Sono numerose infatti le aziende che esternalizzano soprattutto per mansioni come la potatura e l'attività vitivinicola e ricorrono ai contratti di somministrazione che possono essere rinnovati più volte. E’ nata così la collaborazione di Confagricoltura con l'agenzia per il lavoro Umana e la nascita del portale Agrijob (in un anno 50.000 iscritti), riconosciuto dal ministero del Lavoro. Una sinergia che, oltre alla possibilità di trovare i profili adatti, consente di rispettare le normative e garantire contratti certificati.
Il primario è uno dei pochi settori che non si è mai fermato nell'anno di pandemia. Molte le persone che hanno perso il lavoro nei bar, nei ristoranti, nelle palestre, nei negozi. Ma qualcuno — nell'anno della peggiore crisi economica (oltre che sanitaria) dal dopoguerra — il lavoro lo ha anche ritrovato. Nei campi. E tanti sono gli imprenditori di Confagricoltura che hanno assunto manodopera italiana proveniente da altri settori. Lavoratori giovani, e meno giovani, che si sono ‘reiventati’ e appassionati per questa avventura nuova, che comincia a portare anche qualche soddisfazione. Le storie degli imprenditori e dei nuovi lavoratori agricoli sul Corriere della Sera oggi in edicola.