La filiera dei prodotti ortofrutticoli rappresenta un settore determinante per l’Italia e dimostra sempre di più di avere un ruolo insostituibile, in termini produttivi ed economici, per la tutela e la salvaguardia del territorio e del paesaggio. Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - in un’intervista su MF oggi in edicola - ricorda che l'export italiano dell'ortofrutta vale 14 miliardi di euro, il 25% della produzione agricola nazionale. L'Italia è l'ottavo produttore di ortofrutta nel ranking mondiale e il sesto Paese esportatore. Tra i prodotti maggiormente esportati figurano mele, uva, kiwi, pere, arance, pesche e nettarine. Si tratta di traguardi importanti per il nostro Paese, divulgati in occasione di Fruit Logistica a Berlino, la principale Fiera internazionale di settore, che ha visto 460 espositori italiani su 2.500 provenienti da 92 Paesi. “L'Italia conferma il suo ruolo strategico a livello globale - sottolinea Giansanti - Un segno tangibile di come questo settore abbia una forte vocazione all'export”. Nonostante un 2022 segnato da incertezze geopolitiche, rincari energetici e delle materie prime, Giansanti è ottimista: “Il 2023 può essere l'anno della riscossa. I produttori sono decisi a imporsi sui mercati esteri e riprendersi quelle quote che si sono perse nel 2022 sul mercato domestico: 2% per la frutta e 6% per gli ortaggi”. A fronte di questa flessione, le importazioni di ortofrutta verso il nostro Paese hanno continuato la loro corsa. I dati Istat aggiornati a ottobre registrano +6% in volume e +16,1% in valore rispetto al 2021. In termini assoluti, nei primi 10 mesi del 2022 sono state importate quasi 3,5 milioni di tonnellate per un valore superiore ai 4 miliardi di euro. L'ortofrutta rappresenta circa il 20% della spesa alimentare ed è la prima voce del paniere di spesa degli italiani. Preoccupa molto la difficoltà di reclutare manodopera. “Emerge da parte delle imprese la necessità di aprire un tavolo di confronto con il governo per ragionare su come gestire meglio il tema dei flussi e reperire lavoratori stranieri – sottolinea il presidente di Confagricoltura - molto spesso c'è una discrasia temporale tra la necessità di impiegare manodopera extracomunitaria e l'autorizzazione”.