
Di Vincenzo Lenucci e Roberta Pierguidi
Il cambio di rotta della Commissione su Green deal e Farm to Fork è contenuto in tre documenti in particolare. Restano i dubbi sul progetto di un fondo unico per la Pac e la Politica di coesione
Le politiche dell’Unione europea, come noto, sono previste per un certo periodo di programmazione e così il relativo bilancio con le risorse per realizzare gli obiettivi indicati nelle varie linee di indirizzo. È anche consuetudine che ad ogni cambio di governance istituzionale si provveda ad una verifica di tali orientamenti e, semmai, alla loro ridefinizione, per tenere conto magari delle mutate sensibilità e delle nuove strategie che si intendono adottare per lo sviluppo dell’Unione.
Così sta accadendo da qualche settimana in ambito comunitario dopo il completamento del rinnovo del Parlamento europeo e, soprattutto, con la designazione dei nuovi commissari, che hanno definito il nuovo Esecutivo comunitario, quella Commissione europea custode dei Trattati e a cui compete, su tutto, il diritto di iniziativa in materia di politiche, nonché la definizione e la gestione finanziaria del bilancio dell’Ue. Il tutto al fine di promuovere l’interesse generale dell’Unione stessa.
Tra i tanti documenti di prospettiva politica che, in questo periodo, sono stati prodotti dalla Commissione europea, almeno tre sono di maggiore rilievo per il futuro del settore agricolo. Si tratta di tre “comunicazioni” indirizzate alle istituzioni europee e diffuse tra fine gennaio e febbraio e riguardanti: la “Bussola per la competitività dell’Ue”; “La strada verso il prossimo quadro finanziario pluriennale”; e infine “Una visione per l’agricoltura e l’alimentazione”, documento - passato alle cronache come il position paper del commissario per l’Agricoltura, Christophe Hansen -, dal suggestivo sottotitolo “Realizzare insieme un settore agricolo e alimentare dell’Ue attrattivo per le generazioni future”.
Sono poi tantissimi altri i documenti diffusi in questi giorni che specificano, aspetto per aspetto, le varie proposte. Di seguito sono sintetizzati i contenuti dei soli tre documenti indicati, con alcune osservazioni sul loro “taglio” anche in funzione dell’interesse delle imprese agricole.
La Bussola per la competitività
Costituisce la traccia principale per la strutturazione delle politiche dell’Unione. Al centro della riflessione – trenta cartelle fitte di considerazioni e con una tabella di marcia con l’elencazione di tutte le iniziative che si intendono mettere in campo – il tema della riconquista della competitività. Anche perché, citando Mario Draghi, dal cui rapporto sono state tratte molti elementi della “Bussola”, se l’Europa accetterà un declino economico controllato e graduale, si condannerà a una “lenta agonia”.
La Commissione individua tre “pilastri” (decarbonizzazione e competitività, colmare il divario di innovazione e ridurre le dipendenze eccessive) che sono le tre “esigenze trasformative” che l’Esecutivo comunitario ritiene essenziali per rafforzare la competitività e favorire la crescita e gli investimenti in Europa.
A queste si affiancano cinque “attivatori trasversali” per la competitività che sono la semplificazione, la rimozione di tutti gli ostacoli del mercato unico, un bilancio all’altezza delle ambizioni e poi uno sviluppo delle competenze e delle professioni adeguato alle esigenze del mercato ed infine un coordinamento delle politiche. Tutti elementi strategici anche per il settore agricolo.
Ecco alcune riflessioni in merito ai tre pilastri. La prima riguarda gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione dell’economia entro il 2025: aspetto importante – e positivo – è la chiave interpretativa secondo la quale il mondo delle imprese non deve subire questo processo, ma deve piuttosto essere motore di questo cambiamento, integrando decarbonizzazione con politiche di sviluppo del sistema delle imprese. Vale la pena richiamare il contributo essenziale che le imprese agricole già forniscono in termini di riduzione delle emissioni e di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda invece il gap in materia di innovazione, la visione di un settore agricolo più aperto alle nuove tecnologie è la chiave di volta per quel recupero di produzione e produttività che dobbiamo cercare anche per venire incontro alle esigenze (v. dopo) di riduzione delle dipendenze e miglioramento della “sicurezza economica”. Infine, in materia di riduzione delle eccessive dipendenze, la Bussola per la competitività prevede un maggiore sforzo per proteggere le catene di approvvigionamento strategiche e garantire la sicurezza economica dell’Europa.
In tal senso non si può non ricordare la strategicità delle materie prime agricole essenziali al comparto agroindustriale, uno dei principali se non il principale comparto manifatturiero europeo e che garantisce un notevole surplus commerciale. Alla base del successo dell’agribusiness europeo ci devono essere approvvigionamenti di materie prime sufficienti per ridurre la dipendenza dall’estero, già evidente fattore critico in occasione dei recenti shock derivanti dalla instabilità geopolitica.
La strada verso il prossimo quadro finanziario pluriennale
La comunicazione dell’11 febbraio scorso contiene una nuova impostazione e l’idea di un bilancio con maggiore semplificazione e maggiore flessibilità. Ciò sembra implicare la riallocazione della spesa dell’Ue all’interno di un fondo unico e con piani nazionali per tutti i fondi. Il tutto canalizzando le risorse sulle priorità dell’Ue e con una maggiore sussidiarietà puntando ad una maggiore attenzione ai risultati.
La riforma del bilancio che si prefigura prevede in dettaglio: un piano per singolo Paese con le riforme e gli investimenti incentrati su obiettivi comuni; un fondo europeo per la competitività per sostenere settori e tecnologie strategici critici per la competitività della Ue; un finanziamento dell’azione esterna allineato agli interessi strategici. Inoltre, garanzie a tutela dello stato di diritto e entrate riviste con nuove risorse proprie.
Si tratta ancora di principi generali ma, intanto, l’elemento che desta maggiore preoccupazione – come ha già osservato Confagricoltura – è la creazione di un fondo unico in cui sembra possa far venir meno il sostegno specifico in alcuni settori politici chiave, in particolare la politica agricola comune. Una prospettiva molto rischiosa che, come hanno anche evidenziato in una lettera Copa-Cogeca e altre decine di organizzazioni della filiera agroindustriale europea, si pone in contraddizione con le conclusioni del “Dialogo strategico” per il futuro dell’agricoltura dell’Ue.
Documento che ha individuato l’esigenza non solo di un bilancio dedicato per la PAC, ma anche di ulteriori fondi separati per la transizione agricola e il ripristino della natura. La programmazione unica per Paese di tutti i fondi aggiungerebbe preoccupazioni in ordine a questo delivery model che sarebbe davvero complesso e laborioso da gestire nel dialogo con la Commissione europea.
Un bilancio dedicato al settore agricolo e adeguato in quanto a risorse, è invece necessario per promuovere adeguatamente gli obiettivi del Trattato relativi alla politica agricola comune. Magari anche con quel meccanismo di adattamento per aumentare le risorse in maniera da tenere conto dell’inflazione ed impedire, come accaduto sinora, che la stabilizzazione delle risorse in moneta corrente di fatto si traduca in un deterioramento dei plafond disponibili a prezzi costanti.
La visione per l’agricoltura e l’alimentazione
Lo scorso 19 febbraio la Commissione europea, con il delegato all’agricoltura Hansen, ha pubblicato questo documento che segnala un importante cambio di passo nella politica europea nei confronti del settore primario, quest’ultimo viene infatti posto al centro dell’attenzione pubblica. La comunicazione segna un rilevante punto di svolta nelle politiche europee, perché indica un chiaro e forte segnale di allontanamento dai propositi del Green Deal europeo e dai contenuti delle due strategie a questo connesse: la strategia Farm to Fork e quella sulla biodiversità.
La discontinuità con il passato è evidente soprattutto nella prioritaria dimensione economica e sociale, nei concetti nuovi di redditività, competitività, semplificazione e forte spinta verso l’innovazione contenuti nella Visione per l’agricoltura e l’alimentazione. Gli obiettivi principali sono tre: riconoscere l’agricoltura e l’alimentazione come settori strategici; rafforzare la competitività e l’attrattività del settore; garantire crescita, innovazione e benefici sociali a lungo termine (oggi, domani ed entro il 2040).
Il fulcro di questa visione è un nuovo metodo di lavoro basato sul rafforzamento della fiducia e del dialogo in tutto il sistema agroalimentare, a livello dell’Ue e mondiale. Eppure, tale dialogo deve essere ulteriormente approfondito sul campo, grazie a un’interazione costante e più efficace con gli agricoltori, gli operatori della filiera alimentare e la società civile a livello locale e regionale in tutta Europa, prestando attenzione alle loro preoccupazioni, esigenze e idee. Il documento di Hansen evidenzia quattro aree di priorità.
La prima riguarda la creazione di un settore agroalimentare attrattivo che dia agli agricoltori un giusto reddito. La Commissione vuole rendere il comparto allettante per le generazioni future per orientarle verso la produzione di alimenti accessibili a tutti e in linea con le necessità dei consumatori. È necessario, quindi, creare condizioni favorevoli per poterne sfruttare il potenziale imprenditoriale da sostenere con diverse fonti di reddito e competenze con le quali cogliere le opportunità offerte dall’innovazione, dalla tecnologia e dalla transizione verde.
Il settore dovrà, inoltre, permettere di ricompensare adeguatamente servizi ecosistemici a beneficio della qualità dell’ambiente e dovrà garantire il corretto funzionamento di una filiera alimentare in cui gli oneri e i costi della transizione siano equamente ripartiti lungo tutta la filiera. Seconda priorità del documento di visione è costruire un settore agroalimentare competitivo e resiliente di fronte all’intensificarsi della concorrenza e degli shock globali.
Il comparto dovrà fare perno sulla capacità dell’Unione di diversificare le relazioni commerciali, creando nuove opportunità di esportazione e riducendo le dipendenze critiche. Strumenti necessari saranno un quadro normativo e azioni globali che consentano agli agricoltori di competere in condizioni di parità a livello mondiale, alleggerendo l’onere della burocrazia interna e aumentandone la resilienza per fronteggiare shock imprevisti.
La terza priorità per l’agroalimentare deve essere quella di saper fronteggiare le sfide del futuro facendo i conti con i limiti del Pianeta. In questo senso, l’agricoltura e l’alimentazione sono chiamate a contribuire al conseguimento degli obiettivi climatici dell’Ue, provvedendo allo stesso tempo alla conservazione della qualità dei suoli, dell’acqua e dell’aria, attraverso la tutela e il ripristino della biodiversità europea. Ultimi obiettivi, contenuti nella vision della Commissione su agricoltura e alimentazione, sono la valorizzazione dei prodotti alimentari, la tutela delle condizioni di lavoro e di vita, e la promozione delle zone rurali e costiere rendendole dinamiche e ben collegate, garantendo ai loro abitanti il “diritto di rimanere”. Non solo.
Su questi presupposti, Bruxelles intende: difendere il ruolo dell’Ue di leader mondiale nell’innovazione e nella sicurezza in campo alimentare; permettere che i prodotti siano accessibili per i cittadini; offrire condizioni di vita e di lavoro che attraggano donne e giovani verso la professione agricola; garantire la tutela dei diritti dei lavoratori nelle aziende e lungo la catena del valore alimentare. Confagricoltura non ha nascosto il suo appoggio a questa visione, lontana dalle ideologie che in questi anni hanno fatto perdere competitività non solo al settore primario, ma all’Europa in generale.
La speranza è che i temi contenuti nel documento della Visione siano la base su cui discutere il futuro del comparto e della Politica agricola comune 2028-2034. Per dare concretezza alle idee contenute nel documento sarà indispensabile dotare il settore agricolo di risorse finanziarie adeguate, a partire dal budget assegnato alla nuova Pac. In tale ambito è quanto mai opportuno evitare l’ipotesi di un fondo unico che terrebbe insieme Pac e politica di coesione; perché il rischio è di compromettere gravemente l’ammontare di risorse dedicate agli imprenditori.
In particolare, la prossima Pac, oltre a garantire un adeguato e congruo reddito agli agricoltori, dovrebbe individuare un nuovo equilibrio tra la salvaguardia delle piccole imprese e la spinta propulsiva delle aziende agricole che operano sui mercati internazionali e che fanno da traino per tutto il settore primario.
L’articolo è presente sul numero di marzo 2025 di Mondo Agricolo, la rivista dell’agricoltura
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