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Mondo Agricolo - approfondimenti

Coprob, l’ultima filiera italiana dello zucchero

17 March 2025
Coprob, l’ultima filiera italiana dello zucchero -  Mondo Agricolo - approfondimenti | Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana

Di Marco Menga

Tra Padova e Bologna resiste l’ultima realtà saccarifera nazionale, la coop Coprob. Il presidente Maccaferri: “Italia competitiva sulla qualità e sulla sostenibilità”

 

In Italia, l’ultima sopravvissuta della filiera saccarifera è la cooperativa Coprob con i suoi zuccherifici nelle province di Padova e Bologna. Tutti gli altri stabilimenti sono stati smantellati o convertiti a seguito delle quote zucchero, introdotte dall’Unione europea nel 2006 e terminate nel 2017. Questo rende Coprob un bene prezioso, da preservare, anche di fronte a sfide climatiche come quelle del 2024, con incessanti piogge primaverili seguite da un’estate rovente. “Ma sono annate rare – spiega Luigi Maccaferri (in foto a destra), presidente di Coprob-Italia Zuccheri –. Le analisi del terreno prima delle semine indicano segnali di fertilità positivi. Le premesse della campagna 2025 sono quindi buone: i terreni sono stati lavorati bene e le dotazioni d’acqua in falda ci sono”.

1L’obiettivo, anno dopo anno, è raggiungere 10.000 ettari di barbabietole in Veneto, quello che serve allo stabilimento di Pontelongo per andare a regime. Le superfici sono principalmente a Rovigo, Padova e Venezia, con l’associazione di contoterzisti Apiumai di Padova a svolgere un ruolo strategico.

“La cooperativa, fondata 62 anni fa da Giovanni Bersani, ha senso come struttura giuridica se riusciamo a trasferire valore agli agricoltori e ai soci – racconta il presidente –. Sono stati stretti numerosi accordi con aziende che valorizzano il nostro prodotto 100% italiano e ritengono che la qualità e sostenibilità della nostra filiera agricola si possa trasferire sul prodotto finale”. Dieci anni di quote zucchero non hanno ucciso la bietola made in Italy.

La certificazione Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata (SQNPI), il cui simbolo è un’ape, è un’ulteriore prova del successo di Coprob. “Riuscire a ottenere la SQNPI su una produzione estensiva come lo zucchero non era scontato. Siamo i primi in Europa”. Un risultato raggiunto con anche con un premio di 100 euro per ettaro per gli agricoltori che hanno scelto la certificazione. Significative anche le quote di produzione biologica. Il tema dei cambiamenti climatici è al centro dell’agenda della cooperativa. “Stiamo lavorando su sperimentazioni in collaborazione con Regione Veneto e Università”, confida Maccaferri.

“Cerchiamo di mettere in campo un ecosistema che coinvolga anche Università ed enti pubblici come Veneto Agricoltura. Vedo ancora molte opportunità da sperimentare e indagare – prosegue –: genetica, chimica, biostimolanti o prodotti naturali che possono inibire la fioritura della pianta durante la stagione fredda”.

Una svolta può arrivare dall’applicazione in campo delle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), oggetto di un manifesto che vede tutte le associazioni agricole schierate, con Assosementi a favore. “Sono un forte sostenitore delle Tea, ma deve esserci uniformità in Europa per evitare isole tecnologiche e concorrenza sleale. L’Italia non può competere sui volumi, ma possiamo farlo sulla qualità, sul valore aggiunto e sulla sostenibilità – riflette il presidente di Coprob –. Se non ci danno la possibilità di difenderci con agrofarmaci e molecole specifiche contro gli insetti, ci permettano di farlo con la ricerca e la genetica. Per ora ci tolgono solo molecole”.

In queste settimane, il tema della concorrenza sleale è tornato alla ribalta con il Mercosur. “Per quanto riguarda lo zucchero, non sappiamo come viene prodotto laggiù. Anche se i volumi di zucchero provenienti dall’America Latina sono bassi, minano un mercato delicato come quello europeo, che ha visto il prezzo passare da 1000 a 600 euro a tonnellata in pochissimi anni. Oltre al clima, ogni ulteriore elemento di instabilità rende impossibile programmare”.

Nodo bollette. “L’Italia, non potendo contare sul nucleare, ha costi di energia e trasporti ben diversi rispetto ai produttori del Nord Euopa. Anche gli oneri burocratici hanno dei costi, e la qualità e il valore aggiunto italiano non sempre vengono riconosciuti”. Il premio accoppiato di 714 euro/ha (12 euro/t) per la bietola rappresenta un buon incentivo. “I contributi aiutano, ma non si può vivere solo di questi. Se il valore dei prodotti non compensa il lavoro svolto in campo e nello stabilimento, ci troveremo a non poter soddisfare le richieste di consumo interno”.

Riconoscere il valore della filiera è la via d’uscita per difenderla. Uno degli strumenti chiave è proprio il sistema di qualità SQNPI. “Tutto è iniziato nel 2019, quando sono stati vietati i neonicotinoidi, principi attivi che possono nuocere alle api. Per 2-3 anni, alcuni paesi, tra cui l’Italia, non potevano usarli, mentre altri avevano deroghe. Noi abbiamo deciso di andare avanti con il progetto SQNPI”. Tra i principi cardine della certificazione ci sono sementi certificate, rotazione colturale quadriennale, indicazioni sulla densità di semina, agricoltura conservativa e, dove possibile, la minima lavorazione, oltre alla fertilizzazione con indicazioni precise sugli apporti di azoto, fosforo e potassio per una gestione del suolo poco energivora.

“La difficoltà maggiore è stata allineare i disciplinari delle cinque regioni dove operiamo. Un altro aspetto importante è l’aggiornamento delle molecole meno impattanti che entrano ed escono dal mercato. Ed è stato fondamentale inquadrare i trattamenti nel momento opportuno. Solo se si riesce a essere tempestivi nei trattamenti è possibile ridurre l’uso di principi attivi senza perdere efficacia. I supporti decisionali e l’agricoltura 4.0 aiutano a intervenire quando il patogeno sta iniziando a svilupparsi, fermandolo preventivamente senza aspettare che la malattia sia conclamata”, agigunge il presidente della coop.

Allo stesso modo, le concimazioni devono essere puntuali, adeguate alle necessità specifiche della bietola nel campo. “Non sono più decise a tavolino, ma dopo analisi del terreno, effettuate dall’autunno fino a tutto gennaio, per avere semine a fine febbraio. Questo ci permette di sapere già come si comporterà il terreno e come gestire la concimazione”. Per quanto riguarda l’irrigazione, Coprob sta portando avanti delle sperimentazioni con il Canale Emiliano Romagnolo. “Non ci sono studi che indichino il metodo di irrigazione migliore. Questo perché la bietola è considerata una coltura da asciutta”. La strada verso una filiera più efficiente e resiliente parte dalla qualità in campo, ma non può prescindere da stabilimenti e impianti.

“A Minerbio abbiamo modificato il piazzale per accelerare le operazioni di scarico. Lo stesso abbiamo fatto a Pontelongo potenziandolo di 2.000 tonnellate al giorno per raggiungere il regime di impianto di 16.600 t. al giorno”. Mezzi agricoli come cavabietole, caricatrici, mangiacumuli per pulire le bietole e seminatrici a sei file hanno prezzi proibitivi per molti agricoltori soci della coop. Ed è qui che entrano in gioco i contoterzisti.

“Avere agromeccanici vicini alla fabbrica che credano nella bietola è un valore importante - afferma Maccaferri -. Rafforzare i rapporti tra cooperativa e agromeccanici permette di eliminare inefficienze, come macchine sottoutilizzate e lunghe attese per lo scarico. Inoltre, studiare insieme una logistica delle consegne molto puntuale aiuta a programmare meglio il lavoro dei terzisti, anche nei cantieri. Così i tempi di percorrenza sulla strada saranno ridotti. Negli anni, è migliorata la sicurezza stradale grazie all’incremento della logistica nei trasporti. Anche le liste di estirpo ora vengono fatte con il terzista, controllando varietà, tipologia di terreno, spostamenti e portate di macchina per ottimizzare i costi”.

 

articolo è presente sul numero di marzo 2025 di Mondo Agricolo, la rivista dell’agricoltura

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