L'articolo è presente sul numero di novembre 2024 di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura
Di Francesco Bellizzi
Mentre a Rimini si svolgeva la quattro giorni di Ecomondo, fiera dedicata all’economia circolare, Trump contava gli ultimi voti ottenuti alla Presidenziali. Cosa accadrà al green deal europeo, adesso che gli Usa potrebbero abbandonare completamente la rotta verso la sostenibilità?
Questa del 2024 non è stata un’edizione come le altre per Ecomondo, l’appuntamento fieristico dedicato alla produzione sostenibile e all’economia circolare arrivato alla sua ventisettesima edizione. Tra gli spazi ampliati dell’expo riminese - che hanno visto un incremento del 5% delle visite (+4 per quelle estere) rispetto al ‘23 - si aggirava un enorme e non ignorabile convitato di pietra: gli Sati Uniti. Donald Trump, proprio in quei giorni, era alle prese con lo scrutinio dei voti delle presidenziali che lo avrebbero visto vincitore per la seconda volta. Cosa accadrà nel mondo degli investimenti adesso che la più grande potenza mondiale si allontanerà dai temi della sostenibilità e della reciprocità nei rapporti commerciali? Sul punto, Trump è chiaro da tempo, avendo promesso già in campagna elettorale che avrebbe ritirato gli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi del 2015.
Proprio quell’accordo su cui, la recente COP29 di Bakun ha raggiunto un’intesa sulla parte in cui prevede un mercato unico, indipendente e globale per i carbon credit. In contemporanea, il Consiglio Europeo adottava (il 19 novembre) il regolamento sul Rating ESG (ambientale, sociale e di governance) con precisi obblighi per le attività di valutazione della sostenibilità delle imprese. Un regolamento molto atteso dai mercati finanziari che, secondo le stime della Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), nel 2023 hanno raggiunto i 44 miliardi di dollari di allocazioni su asset green. Con l’amministrazione Trump si rischia un disimpegno da parte degli investitori sul settore.
Questa è la preoccupazione espressa a Rimini anche dal presidente di Confagri, Massimiliano Giansanti, a Pierre Bascou, direttore della Commissione Ue per la Sostenibilità e il sostegno alle imprese. L’occasione è stata il convegno organizzato dalla Confederazione a Rimini, in collaborazione con Federalimentare, sui grandi driver del settore primario e dell’agroalimentare italiano ed europeo. Bascou ha risposto che il confronto con Washington proseguirà. Una risposta molto diplomatica, che lascia intendere quanto delicata sia questa fase per i rapporti con gli Usa.
La preoccupazione di Giansanti per la competitività delle aziende europee è quella dell’intero settore agricolo. La prospettiva di dazi da parte di Trump a tutela del proprio mercato interno e del proprio export sta già agitando diverse reg ni del Pianeta. Basti pensare al calo di 65milioni di euro (con un conseguente aumento dei costi per 40 milioni) che l’export dei prodotti lattierocaseari italiani fece registrare nel 2020 a causa del 25% di dazi in più imposto all’epoca da Trump sull’import dall’Italia e dall’Ue.
“Condivido la preoccupazione del presidente per gli equilibri internazionali e per cosa accadrà all’Ue e alla sue imprese”, ha detto il vicepresidente di Federalimentare, Giangiacomo Pierini, il quale si è detto convinto dell’importanza, per lo Stivale, di fare sistema in un contesto europeo unitario.
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“Le modifiche ottenute dal nostro Paese al Regolamento Ue sugli imballaggi è un esempio di quanto sia importante l’unità”, ha detto auspicando che non venga incrementata la tassazione sui settori food&beverage in Legge di Bilancio. Una strategia unitaria per l’intera filiera agroalimentare che faccia valere le regole sulla concorrenza nei mercati extra Ue e che punti sul valore aggiunto rappresentato dagli investimenti e dalla ricerca in sostenibilità fatti negli ultimi anni dalle produzioni del Vecchio Continente.
Questa è la ricetta che Giansanti porta avanti da tempo, ribadita ad Ecomondo e più recentemente in occasione della presentazione, al Centro formativo CEOForLife Clubhouse di Montecitorio, del Rapporto 2024 di ASviS sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile in Italia. Sia chiaro, però: sostenibilità sì, ma che sia sviluppata in tutte le sue dimensioni; non solo quella ambientale ma anche quella economica. Ma prima di tutto, “le nostre imprese hanno bisogno di un sistema europeo che metta tutti nelle condizioni di crescere e competere”.
Un grande ruolo lo devono svolgere le politiche di Strasburgo e Bruxelles sulle filiere agroalimentari, di cui ha parlato Serenella Sala, capo dell’unità della Commissione dedicata alla valutazione delle risorse territoriali e delle supply chain. Filiere da sostenere con la selezione genomica di specie resistenti alle nuove condizioni climatiche e fitosanitarie - come sottolineato dal direttore Crea, Luigi Cattivelli - e dall’analisi dei dati offerta dai sistemi di intelligenza artificiale - al centro dell’intervento del ricercatore di Enea, Maurizio Notarfonso -. IA che oggi è capace di sostenere gli agricoltori non solo nella gestione delle colture e degli input naturali e chimici ma anche nell’efficientamento delle proprie performance commerciali.