L'articolo è presente sul numero di novembre 2024 di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura
di Maurizio Notarfonso (responsabile Laboratorio innovazione filiere agroalimentari di Enea)
Le filiere stanno passando da una logica di settore ad una logica legata ai sistemi territoriali. L’alimento diventa, così, sintesi tra essere umano, ambiente e salute
Il nuovo contesto politico ed economico sta evolvendo molto velocemente generando impatti su tutte le dimensioni di cui si compone la sostenibilità: quella ambientale, ma anche quella economica e sociale. I costi a cui gli operatori della filiera agroalimentare devono far fronte, infatti, sono sempre più alti a causa delle tensioni internazionali, così come diventano più stringenti i parametri normativi da rispettare e più competitivi i mercati in cui operare.
Bisogna poi considerare le molteplici sfide che il settore agricolo sta affrontando rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici - con l’innalzamento delle temperature, suoli impoveriti e scarsità idrica - e all’aumento della produzione da assicurare in previsione di una popolazione mondiale che raggiungerà i 10 miliardi nel 2050.
Sostenere la transizione ecologica della filiera agroalimentare e valorizzare l’impegno e gli investimenti delle aziende diventa prioritario e per farlo è fondamentale affiancare al tema “green” un dibattito incentrato sulle leve necessarie per rimanere competitivi nei mutati scenari geopolitici ed economici in cui dovrà muoversi la filiera.
Un dibattito che, partendo dall’analisi dei diversi strumenti a disposizione delle aziende e anche delle criticità normative, non può più prescindere dal considerare e portare all’attenzione dei decisori politici (locali, nazionali e comunitari) i principali drivers condivisi da tutti gli attori della filiera che consentano loro di mantenere la competitività sui mercati.
Le diverse filiere produttive, organizzate per catene di valore, si confrontano con le opportunità di ecoinnovazione di prodotto, di processo e di sistema passando dall’approccio lineare a quello circolare, ma anche dalla logica di settore a quello di sistemi alimentari territoriali in cui l’alimento rappresenta l’elemento innovativo di congiunzione tra uomo, ambiente e salute (il c.d. One Health).
Stime recenti indicano che entro il 2050 la crescita della popolazione mondiale richiederà maggiori consumi di acqua, energia e maggiore produzione di cibo; in tale contesto fra le principali sfide che la filiera agroalimentare si troverà ad affrontare possiamo annoverare le seguenti sei: (1) aumentare la produzione in chiave sostenibile nelle stesse aree agricole attualmente disponibili; (2) coniugare la sostenibilità secondo le tre leve ambientali, economiche e sociali; (3) analizzare i cambiamenti climatici e impatto sulla food security; (4) mantenere alti standard di qualità e sicurezza alimentare della produzione riducendo i rischi di contaminazioni lungo le fasi della filiera; (5) ridurre perdite e sprechi alimentari, promuovendo produzione e modelli di consumo etici; (6) promuovere consumer e citizen science come modelli e approcci partecipativi innovativi.
Il sistema agroalimentare sarà sostenibile e resiliente quanto più fortemente sarà integrato sui territori e quindi concorrerà alla ripresa con la produzione di cibo sicuro, di qualità, di prodotti biobased; ci sarà una maggiore rigenerazione tanto più si attenzioneranno i temi della biodiversità, minor impatto antropico e quindi più resilienza rispetto ai cambiamenti climatici ed ambientali.
Per fare questo è importante rafforzare l’integrazione delle filiere produttive sui territori e quindi, partendo dalla filiera corta, pensare ad una supply chain integrata tra tutte le fasi del processo produttivo, dalla produzione fino alla vendita del prodotto che identifica un processo in cui ogni singola fase è semplificata e sinergica.
Nell’ambito del progetto Eco-Ready (finanziato dal Programma Horizon Europe) è stata condotta un’analisi dei principali driver presi a riferimento in una serie di misure legislative del Green Deal (Biodiversity, Food Security e Climat Change) ed è emerso come esistano ancora dei gap fra la loro corretta identificazione e le istanze degli operatori della filiera agroalimentare.
In particolare, si sono riscontrati i seguenti sei aspetti sui quali sarebbe auspicabile lavorare maggiormente: (1) coerenza ed efficacia delle policies riguardo l’accesso e l’applicazione dei dati scientifici; (2) maggiori sforzi per migliorare la trasparenza e l’uso dei dati scientifici per garantire politiche basate sull’evidenza reale; (3) relazione tra dati/driver e EU policies come fattore per la definizione delle future politiche di coesione post-2027 e FP10; (4) necessità di dati più localizzati e diversificati; (5) approcci scientifici coerenti e multidisciplinari che tengano conto delle variabili della crescita economica per una transizione equa verso la sostenibilità; (6) maggiore coinvolgimento degli operatori della filiera per sviluppare politiche efficaci e inclusive che considerino le diverse esigenze e le competenze specifiche di ciascun settore coinvolto.