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Mondo Agricolo - approfondimenti

Grandi fiumi, quale futuro per il Po e il Rodano?

03 settembre 2024
Il fiume Po -  Mondo Agricolo - approfondimenti | Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana
Il fiume Po

L'articolo è presente sul numero luglio-agosto 2024 di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura

 

Di Dario Giardi

Il convegno a Palazzo della Valle sui possibili modelli di gestione dei fiumi Po e Rodano, tra crisi climatica e emergenza idrica

Un momento di confronto tra istituzioni, autorità d’ambito, consorzi e associazioni imprenditoriali per gestire nel modo più equilibrato ed efficiente le risorse idriche e i grandi ecosistemi fluviali, in particolare i grandi fiumi, come il Po e il Rodano, che rappresentano importanti ecosistemi funzionali a garantire la produzione agricola e la sopravvivenza di filiere strategiche.

Era questo l’obiettivo della giornata di lavoro organizzata il 26 giugno scorso in Confagricoltura, a cui hanno partecipato relatori nazionali e internazionali, che hanno dialogato tra loro per trovare le soluzioni migliori e gli strumenti più adeguati, anche considerando l’uso plurimo delle acque a partire dalle esigenze civili, agricole, ambientali, industriali ed energetiche, del turismo e della navigazione.

La delegazione francese della società che gestisce direttamente il corso d’acqua Rodano, rappresentata dal direttore del Settore Acqua della Compagnie Nationale du Rhône, Eric Divet, ha illustrato come sono state superate in gran parte le criticità per trovare un equilibrio tra le diverse esigenze: navigazione commerciale, turistica, produzione di energia idroelettrica, tutela delle attività produttive agricole e dell’ambiente.

“Una buona pratica internazionale – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – da cui si dovrebbe prendere spunto, considerando che l’argomento è di particolare interesse per il nostro Paese in relazione all’attuazione di specifiche misure contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – Rinaturazione Po, ma anche in funzione degli obiettivi fissati dall’Unione Europea diretti a migliorare lo sta-to delle acque e rafforzare la biodiversità.

Su quest’ultimo aspetto, la recente approvazione del regolamento Nature restoration law pone la necessità di approfondire alcuni aspetti, alfine di salvaguardare anche il prosieguo delle attività agricole. Un piano che, nelle prime schede di intervento, ha già registrato elementi di criticità evidenti per le imprese agricole interessate dal corso del fiume e sulle quali, come ha rimarcato Franco Dalle Vacche di Confagricoltura Ferrara, occorre un confronto senza pregiudizi e che tenga conto degli esempi internazionali.

“Un dialogo che dovrà necessariamente includere il Masaf tra i principali interlocutori”, ha precisato il dirigente della direzione Foreste Alberto Manzo. In Italia da tempo l’assetto del fiume Po è og-getto di studio, ma ancora oggi, come hanno evidenziato Fabio Boccalari, presidente dell’Associazione Pioppicoltori Italiani, ed Enrico Allasia, presidente delle FNP Risorse boschive di Confagricoltura, manca un programma strategico complessivo e un dialogo costante con tutti gli attori coinvolti per tutelare gli impegni ambientali in modo pragmatico, senza indebolire il tessuto economico, né le filiere strategiche per il Paese, come quella del pioppo.

Per un’ottimale gestione del sistema fluviale è necessario considerare più elementi: dalla tutela della falda freatica, come ha detto il direttore di Confagricoltura Pavia Alberto Lasagna, al ri-utilizzo delle acque reflue ai fini irrigui, come ha affermato Tania Tellini, direttore del settore acqua di Utilitalia.

Tutti i relatori hanno concordato sugli interventi necessari nel breve e lungo periodo. Prima di tutto bisogna avviare nuove infrastrutture irrigue che permettano di far fronte al possibile ritorno di emergenze difficilmente gestibili nei prossimi anni. Servono bacini di accumulo che utilizzino le piogge ormai sempre più concentrate in pochissimi momenti dell’anno e reti di distribuzione efficienti; bisogna ottimizzare l’impiego delle acque nei campi, irrigando in modo più controllato attraverso le nuove tecnologie. E sono necessari invasi e un piano straordinario di manutenzione di quelli esistenti e della rete di distribuzione.

In seconda battuta, occorre promuovere la diffusione di innovazioni tecnologiche in grado di salvaguardare il potenziale produttivo, con una minore pressione sulle risorse naturali a partire dall’acqua. Si pensi all’agricoltura 4.0, alle cosiddette Nuove Tecniche Genomiche, grazie alle quali è possibile conseguire significativi risultati nell’ottica della sostenibilità delle produzioni, delle rese delle colture e della capacità di essere più resistenti verso malattie e stress idrico.

Altra nuova frontiera sono ale “New waters”, quelle risorse poco sfruttate come le acque reflue depurate, che rappresentano un enorme potenziale, o alla desalinizzazione. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sempre più intensi e continui, andando a interessare periodi dell’anno impensabili, come nel caso della siccità che ormai si registra anche fuori dai mesi estivi.

 Le proiezioni per il prossimo futuro non lasciano presagire nulla di buono, tanto che si prevede una riduzione della risorsa idrica ancor più drastica. Servono risposte immediate di mitigazione e adattamento, ma anche strategie di medio e lungo termine. Per questo è importante che tutti gli attori coinvolti dialoghino per trovare le soluzioni migliori e gli strumenti più adeguati, anche considerando l’uso plurimo delle acque. Nutrire il futuro, salvaguardare l’ambiente, gli ecosistemi fluviali e al tempo stesso le attività agricole così come le filiere strategiche è possibile. Si può e si deve fare.

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