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Mondo Agricolo - approfondimenti

Intervista | Caprai: “Non fermiamo gli investimenti. Il Vinitaly deve fare propri i temi di noi produttori”

25 April 2025
Intervista | Caprai: “Non fermiamo gli investimenti. Il Vinitaly deve fare propri i temi di noi produttori” -  Mondo Agricolo - approfondimenti | Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana

di Marco Esposito

Per l'ex componente della giunta di Confagri le tensioni commerciali impongono di aggiornare i messaggi destinati ai consumatori e di guardare a mercati ancora poco esplorati

 

Marco Caprai, imprenditore vitivinicolo umbro e già componente della giunta di Confagricoltura, promuove a pieni voti l’edizione di quest’anno della manifestazione veronese dedicata al vino. “Il bilancio del Vinitaly 2025 è molto positivo. La fiera ha investito molto e i risultati si vedono chiaramente. Sono arrivati buyer da tutto il mondo, anche da Paesi che non incontriamo abitualmente. È stato fatto davvero un ottimo lavoro”.

Presidente Caprai, il Vinitaly di quest’anno è arrivato in un momento particolare, proprio mentre Trump annunciava nuovi dazi sui prodotti europei. Quanto è stato importante potersi confrontare in una fase così delicata?

È inutile negarlo: siamo nel mezzo di una tempesta. Il vino italiano sta attraversando un momento complesso, i problemi non mancano. Il tema dei dazi è stato centrale a Verona, ma ci sono anche altre questioni che ci preoccupano: gli allarmi salutistici sempre più insistenti sul consumo di vino, il calo generalizzato dei consumi e l’impatto delle nuove sanzioni previste dal Codice della Strada per chi guida dopo aver bevuto. Non è che con il Vinitaly questi problemi siano scomparsi. Il mercato sta cambiando e dobbiamo adattarci.

Il tema dei dazi ha finito per oscurare le altre problematiche?

Sì, decisamente. Ha avuto un’eco così forte da mettere in secondo piano tutto il resto.

Come sta cambiando il mercato?

Dal mio osservatorio posso dire che oggi c’è meno spazio per il vino sulle tavole delle famiglie italiane. Parlo di quel vino, magari non eccelso, che si beveva ogni giorno a pranzo o a cena. Oggi è scomparso.

Le abitudini sono cambiate.

Esatto. La generazione abituata ad avere il vino quotidianamente a tavola sta scomparendo. Oggi si beve meno, ma meglio: nei fine settimana, nelle occasioni speciali, scegliendo vini di qualità superiore, di fascia più alta.

Cosa si può fare per recuperare terreno?

Dobbiamo esportare nel mondo il nostro modello di dieta mediterranea. In Asia, ad esempio, non hanno né la nostra abitudine al consumo di vino, né quella per altri nostri prodotti tipici. Non si tratta solo di esportare prodotti, ma un vero e proprio modello alimentare - direi culturale. In questo senso, la candidatura della cucina italiana a patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco è una notizia molto positiva.

A Verona è intervenuto il commissario europeo alla Salute, Olivér Várhelyi, che ha usato toni molto diversi rispetto al passato, affermando che “un consumo molto moderato ed equilibrato può rientrare tra le abitudini alimentari”.

Sono dichiarazioni importanti, che ci auguriamo siano seguite da atti concreti. Il cambio di approccio è comunque significativo. D’altra parte, l’Europa - e l’Italia in particolare - dimostrano che un consumo moderato di vino può convivere con un’aspettativa di vita molto alta. Merito anche della nostra dieta, fatta di cibi sani, controllati, certificati.

hansen giansantiIl commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen (in foto accanto con Massimiliano Giansanti al Vinitaly 2025, ndr.), ha invece presentato in tempi rapidi un pacchetto di misure specifiche per il vino. Un segnale di nuova attenzione verso il comparto?

Sì, è un altro segnale importante. È stato varato un pacchetto speciale per il settore vitivinicolo e sembra che finalmente molte cose si stiano muovendo nella giusta direzione. Tuttavia, rimane il problema della burocrazia. Le risorse europee ci sono, ma i tempi per utilizzarle concretamente sono ancora troppo lunghi. E intanto, il mercato non aspetta.

C’è un’altra questione che vuole sottolineare?

Sì. L’imprenditore ha bisogno di un contesto positivo, stabile, che lo spinga a investire, a prendersi dei rischi. Oggi, però, è tutto maledettamente complicato. Investire diventa difficile, e senza investimenti non ci sono né ricerca, né innovazione.

Come può evolvere il Vinitaly?

Credo che la strada intrapresa sia quella giusta. La perfezione non esiste, ma il lavoro fatto sui buyer, ad esempio, è eccellente. Il Vinitaly è una manifestazione importante, ormai legata a doppio filo alla città di Verona. Tuttavia, mi permetto di osservare che, a partire dalle istituzioni locali, tutti dovrebbero capire che non si può trasformare l’evento in un’occasione di pura speculazione. Il rischio è che la fiera sia molto utile per Verona, ma che il contesto lo sia poco per la fiera. Inoltre, nei giorni del Vinitaly, a Verona dovrebbe arrivare un messaggio coerente con il modello di consumo responsabile che il nostro settore promuove. Mi auguro che si lavori sempre più per rafforzare questo binomio, invece che indebolirlo.

Come vede il futuro del vino italiano?

Credo che ci siano le condizioni per uscire da questo momento difficile. Il nostro vino è buono, è di qualità. Ma deve essere sempre più legato alla nostra cucina. Mangiare e bere nella convivialità: ricordiamoci che “il bere per il bere” è il nostro vero nemico.

 

L’articolo è presente sul numero di aprile 2025 di Mondo Agricolo, la rivista dell’agricoltura

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