
L'articolo è presente sul numero luglio-agosto 2024 di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura
Di Francesco Bellizzi
Dal palco dell’assemblea di luglio Enrico Letta propone di attingere dagli Aiuti di Stato per finanziare la transizione verde: “Il 15% di ogni aiuto vada in un fondo da destinare alle politiche comuni”
La ricetta di Enrico Letta per il futuro dell’Europa è tutta nel suo recente “Molto più di un mercato”, libro che descrive anche ai non addetti ai lavori il contenuto del report omonimo (“Much more than a Market”), che l’ex presidente del Consiglio ha presentato a inizio maggio scorso. Incaricato dalla Commissione e dal Consiglio di preparare il piano di rilancio dell’integrazione economica, l’attuale presidente dell’Istituto Jacques Delors di Parigi ha fatto centinaia di incontri in sette mesi per registrare il sentiment dei 27 Paesi membri sui temi di scottante attualità, a partire dalla transizione ecologica.
Dal palco dell’assemblea di Confagricoltura a Palazzo Mezzanotte, Letta (in foto, a sinistra con il presidente Giansanti e la dg Barrile; sotto a destra con il sottosegretario Mef, Federico Freni) ha sposato la necessità espressa da Giansanti di un cambio di passo. A partire dalla riforma dell’istituto degli aiuti di Stato, sia a tutela delle regole sulla concorrenza, sia per trovare le risorse necessarie per portare a termine quanto contenuto nel Green deal europeo. Ben 500 miliardi l’anno. Primo punto del suo discorso è stato la eterogeneità di venute del panorama europeo su alcuni argomenti che la vulgata vorrebbe, invece, univoci.
Esemplificativa, per Letta, è stata la tappa polacca del suo tour europeo. “Mi aspettavo una posizione schierata senza eccezione con l’Ucraina - ha detto durante il suo colloquio con Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista del Financial Times - ma a parte il grande sostegno alla resistenza contro l’invasione russa, se si parla dell’ingresso di Kyiv in Ue e delle regole su import ed export agricoli, le cose cambiano. Il messaggio era: a Bruxelles hanno deciso per la transizione verde senza, però, dirci dove verranno trovati i soldi necessari”. Una obiezione comune anche agli incontri tenuti da Letta in molti altri Paesi come Belgio, Spagna e Italia.
Come tutte le grandi trasformazioni, anche per quella green, “tutto dipende dall’accompagnamento”, perché “se la transizione è contro produttori e lavoro sarà un fallimento”. Dove trovare, quindi, i 500 miliardi l’anno necessari ad “evitare che questo processo si trasformi in un disastro e economi-co e sociale che nessuno vuole”? È qui che l’Ue sembra dividersi. Mentre Confagri svolgeva la sua assemblea, la tornata elettorale per la nuova presidenza della Commissione era ancora in corso e ciò che Enrico Letta aveva registrato erano due campagne distinte: una nel Nord contraria a nuovi prestiti e debito comuni; e un’altra, nell’Europa centro-meridionale, dove la soluzione veniva individuata nel Next generation Eu e in un nuovo grande prestito comune europeo. “Su questa differente visione L’Ue si gioca il proprio futuro”.
Bisogna trovare una sintesi e costruire un mercato finanziario comune, perché “l’attuale frammentazione sta portando, ogni anno, 300 miliardi di risparmi dei cittadini europei negli Usa per poi tornare qui, attraverso il mercato azionario, per comprare le nostre imprese”. Un mercato unico anche per il settore finanziario è fondamentale per recuperare le risorse necessarie alla transizione. Da qui il ruolo fondamentale della
riforma degli aiuti di Stato proposta da Enrico Letta e giudicata valida anche da Massimiliano Giansanti. Eccola in sintesi. “La Ue vietagli aiuti di Stato perché lesivi della concorrenza, ma le deroghe sono state molte negli ultimi anni - ragiona Letta -, in parte giustificate da emergenze come quella del Covid. Ma dopo la pandemia, sono stati vari i Paesi, come Francia e Spagna, che hanno fatto ricorso all’istituto per abbassare i costi dell’energia, distorcendo, così, la concorrenza”.
Letta propone, quindi, di introdurre una semplice regola: “Chi ottiene l’ok della Commissione Ue per aiutare un proprio comparto economico lasci il 15% della cifra in un fondo comune, da redistribuire con politiche comuni”. Comprese quelle previste dal Green deal. Una soluzione che non richiede modifiche di trattati, ma soltanto di mettere a sistema le diverse strategie presenti in Ue. “L’unità è fonda-mentale o l’Europa - ha concluso Letta -, come la conosciamo, verrà spazzata via da superpotenze(Usa e Cina in primis, ndr.) che non possono essere affrontate dai singoli Paesi”.
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