L'articolo è disponibile sull'ultimo numero di Mondo Agricolo online
di Paola Castello
“Stiamo attraversando un momento difficile che interessa i mercati internazionali del grano e che sta di fatto portando il prezzo ad un livello difficilmente sostenibile per gli agricoltori”. Dice il presidente di Confagricoltura Foggia, Filippo Schiavone, a proposito dell’andamento del prezzo del grano registrato nei primi giorni di settembre
Tanti i fattori che influiscono sulle oscillazioni di prezzo, tra cui la situazione geopolitica, la quantità e qualità della produzione nazionale, ma anche fenomeni di opportunismo - guidati spesso da operatori finanziari - sempre più impattanti, che sfruttano le variazioni di prezzo per ottenere vantaggi. Ma delineiamo un po’ il quadro del comparto. La campagna di coltivazione del frumento duro si è conclusa registrando un leggero aumento delle superfici coltivate (+4%).
Inizialmente, la produzione sembrava essere in una fase di crescita rispetto all’anno precedente, soprattutto fino alla fine di aprile. Tuttavia, a causa delle abbondanti piogge di maggio e giugno, sono subentrati problemi fitosanitari significativi che hanno impattato negativamente sulla coltivazione, portando a una diminuzione del peso ettolitrico e a una qualità del prodotto più scarsa. Se la quotazione a luglio è stata soddisfacente e in rialzo, la pressione competitiva sul mercato ha determinato poi una brusca flessione. Il listino della Camera di Commercio di Foggia (una delle borse merci italiane di riferimento per questo prodotto) del 30 agosto ha rilevato una preoccupante diminuzione: ben 60 euro per tonnellata, da 460 a 400 euro, pari ad un 13 per cento di calo delle quotazioni. Ammonta quindi a circa 250 milioni di euro la perdita di valore in una sola giornata per l’agricoltura italiana, se si usa come parametro appunto la quotazione del grano duro registrata a Foggia la prima settimana di settembre.
Il calo ovviamente non è uniforme in tutta Italia e certo non tutta la produzione è stata venduta allo stesso prezzo, ma è altresì chiaro che crolli di queste dimensioni non possono che generare grande apprensione tra i produttori agricoli. Successivamente si è poi registrata una certa stabilizzazione delle quotazioni. In questa occasione il componente di ginta, Filippo Schiavone, ha tuttavia rimarcato la necessità di intervenire per dare maggiore trasparenza al mercato ed evitare operazioni che nel medio periodo possono distruggere la cerealicoltura. “Vanno rispettate in modo ferreo - ha sottolineato - tutte le regole che riguardano l’importazione di materia prima dall’estero. La soluzione più sensata per gli agricoltori rimane quella di regolare l’immissione di flusso di grano sui mercati, in modo da trovare un prezzo equilibrato al nostro “oro giallo”. In questo giocano un ruolo fondamentale le Organizzazioni di prodotto, le Cooperative agricole e le Associazioni di categoria, che possono arginare con la propria massa critica le pressioni commerciali sul prezzo e gestire in modo adeguato gli equilibri tra domanda e offerta”.
Dello stesso parere è Carlo Maresca, presidente della FNP Cereali alimentari di Confagricoltura, che ha sottolineato peraltro come sia stato appunto l’arrivo a Bari di importanti quantità di grano dall’estero (da Turchia e Kazakistan) a contribuire a questo pesante crollo dei prezzi. “Occorre puntare su produzione e qualità, ma anche su strumenti preziosi come i contratti di filiera che leghino agricoltori e trasformatori, per evitare anche comportamenti sul mercato che danneggino il comparto” ha aggiunto Maresca.
È necessario, pertanto, mettere in campo azioni di sistema, che possano tutelare il reddito delle aziende, valorizzando il rapporto interprofessionale con le altre componenti di una filiera che rappresenta un solido pilastro dell’economia agricola ed agroalimentare nazionale.