L'articolo è disponibile sull'ultimo numero di Mondo Agricolo online
Di Barbara Bertuzzi
(Ufficio stampa Confagricoltura Emilia Romagna)
Dialoga con gli agricoltori, ascolta le loro esigenze, poi torna in laboratorio e si dedica alle applicazioni della scienza nel campo del miglioramento genetico delle piante. Vittoria Brambilla è una ricercatrice e divulgatrice scientifica dell'Università degli studi di Milano che utilizza i più recenti strumenti della scienza per avere colture più forti e resilienti. Una nuova frontiera che può dare le risposte che cerchiamo, per un'agricoltura che sia sostenibile sotto il profilo economico e ambientale. Lo ha raccontato lei stessa intervenendo al Meeting di Rimini, all'evento organizzato da Confagricoltura Donna Emilia Romagna sulle TEA, tecniche di evoluzione assistita, per sottolineare l'importanza della ricerca scientifica nello sviluppo dell'uomo, nella lotta contro le malattie del secolo e , perché no, nella costruzione di un sistema agricolo più moderno e competitivo.
La scienza e l'agricoltura riflettono spesso mondi troppo abituati a parlare agli addetti ai lavori e meno alla gente. Quando però l'obiettivo è il miglioramento genetico vegetale e l'utilizzo di nuove tecnologie, agricoltura e scienza devono rivolgersi ai più, all'opinione pubblica, che per altro deve essere correttamente informata. Le grandi battaglie si vincono insieme, le svolte epocali poggiano sulla forza della gente.
“È necessario continuare a migliorare le nostre piante per rispondere ai cambiamenti climatici, alla siccità, ai parassiti, alla necessità di ridurre gli input e andare verso una maggiore sostenibilità dell'agricoltura. Per anni - spiega la ricercatrice - mi sono dedicata alla biologia molecolare, rinchiusa tra provette e campioni, poi ho conosciuto i allevatori e mi sono appassionata alla ricerca applicata”.
Il 2012 ha segnato la svolta, le scienziate Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier sviluppano la tecnica CRISPR che permette di accendere e spegnere i geni della pianta, contribuendo così a migliorare l'agricoltura. Una innovazione che porterà le due studiose a ricevere il Nobel per la chimica 2020. «Questo metodo è rivoluzionario, può accorciare moltissimo i tempi nella costituzione di nuove varietà, permette una precisione che non ha precedenti - sottolinea la ricercatrice -. Conoscendo quali varianti nel DNA (o mutazioni) sono alla base del carattere che ci interessa modificare, grazie alle TEA possiamo riprodurre i risultati degli incroci in una sola generazione, combinare le caratteristiche migliori senza però modificare altre caratteristiche, come ad esempio il gusto del prodotto che andremo a raccogliere».
In attesa del via libera dall'UE alla commercializzazione delle piante ottenute con le nuove biotecnologie sostenibili, Brambilla custodisce con cura, nel laboratorio del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, i semi di riso TEA più resilienti al brusone e alla siccità, frutto del lavoro di ricerca svolto negli ultimi 10 anni. “Sono pronti per la semina, ma a furia di aspettare in frigorifero - dice preoccupata - rischiano di invecchiare e vorremmo prepararne altri. Finché non li testiamo in campo, non sappiamo se saranno utili”.
Nel frattempo, il Giappone ha già in commercio i pomodori modificati con editing genomico mediante la tecnologia CRISPR. Nella varietà denominata Sicilian Rouge High GABA, il livello di acido γ-aminobutirrico - nutriente che aiuta ad abbassare la pressione sanguigna - è cinque volte superiore a quello di un comune pomodoro. Quindi i TEA aprono nuovi scenari anche nell'ambito della nutraceutica per produrre alimenti ad alto contenuto di vitamine, minerali e proteine.
La ricerca applicata ha fatto passi da gigante. Riso, mais e frumento, ma anche colture legnose che migliorano geneticamente potranno fornire fibre migliori alla filiera della carta e delle biomasse. Innovazioni che aspettano, come rimarca Brambilla, l'ok alla diffusione auspicabilmente entro il prossimo anno. La scienza non aspetta altro, il PNRR dà sostegno all'interazione tra il mondo della ricerca pubblica e il privato, l'Università crea sinergie con le imprese, le aziende sementiere con gli agricoltori faranno il resto. Rendere le nostre piante più resilienti vuol dire anche salvare posti di lavoro e produzioni del territorio. Vuoi dire migliorare l'alimentazione.