
L'articolo è presente sul numero di aprile di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura
di Francesco Bellizzi
La sperimentazione delle TEA in Italia parte dal riso con 200 piante resistenti al Brusone in un campo della Lomellina. Brambilla (UniMI): “Puntiamo a confermare i risultati di laboratorio”. Natalia Bobba (Ente Risi): “Nel 2025 una nuova sperimentazione”
La prima sperimentazione italiana in campo di piante migliorante con le Tecniche di evoluzione assistita (TEA) partirà il prossimo 13 maggio con il trapianto di 200 piante di riso su 28 metri quadri di una risaia in provincia di Pavia. Intorno al campo sperimentale cresceranno altri 400 metri quadri di riso non TEA e non trattato con fungicidi, con la funzione di barriera per i pollini e per il monitoraggio della fecondazione incrociata.
L’obiettivo di questa sperimentazione nel cuore della Lomellina, che vede unite agricoltura e scienza, è quello di ottenere un riso meno suscettibile al Brusone, il fungo “bestia nera” dell’intero comparto. Una sfida che può essere vinta grazie al miglioramento della produttività e della resistenza a malattie e ai cambiamenti climatici rei possibili da circa un anno. Ossia da quando la sperimentazione in campo della TEA è stata autorizzata da un emendamento al dl Siccità.
“Le nostre piante TEA presentano tre geni disattivati. Sull’efficacia di uno di essi c’è già la conferma di letteratura scientifica. La nostra sperimentazione, quindi, si concentra sugli altri due geni, su cui noi e i collaboratori abbiamo già ottenuto risultati promettenti in laboratorio”. A parlare è Vittoria Brambilla (in foto a sinistra), scienziata ricercatrice del dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Con suo marito, Fabio Fornara, docente del dipartimento di Bioscienze dell’UniMi, guida un team composto da diversi giovani scienziati specializzati nell’uso delle TEA, tra cui Giulio Vicentini, Federico Mirone, Lorenzo Minieri e Giulia Ave Bono. “Questa è la prima volta che delle piante escono da un laboratorio - commenta un’emozionata Brambilla -. La nostra ricerca è iniziata intorno al 2017 e appena abbiamo avuto le autorizzazioni necessarie dal ministero dell’Ambiente dall’apposito registro della Commissione Europea, siamo partiti”.
I terreni che ospiteranno l’esperimento sono di uno storico associato di Confagricoltura, Federico Radice Fossati (in foto a destra), il quale è anche consigliere di amministrazione della Fondazione milanese Bussolera Branca, finanziatrice del progetto. La fondazione ha sede a Mairano di Casteggio, nasce nel 1995 per volontà dell’avvocato Fernando Bussolera, imprenditore legato indissolubilmente al marchio Fernet-Branca.
Radice Fossati ha subito aperto le porte degli 82 ettari della sua azienda agricola coltivati soprattutto a vite, pioppi e ovviamente, riso. Si trova nel comune di Mezzana Bigli in provincia di Pavia (uno dei territori italiani più vocati alla risicoltura, l’Oltrepò Pavese) e viene condotta con una grande sensibilità riguardo a temi dell’efficienza energetica, dei cambiamenti climatici e della fertilità del suolo. “Nella nostra azienda applichiamo un’alternanza delle colture e questo ci permette di tenere sotto controllo patogeni come il Brusone”.
I motivi per i quali l’imprenditore ha deciso di partecipare all’operazione sono diversi. “Prima di tutto, perché è un passo molto importante per l’Italia, per il suo settore primario e non solo. Si tratta di una sperimentazione con enorme valore per la comunità scientifica mondiale, dato che è la prima a utilizzare piante TEA”. Si tratta, però, di un trampolino di lancio. “La Fondazione di cui faccio parte ha altre idee per il futuro che, però adesso è prematuro anticipare”.
Prima di essere piantati nel fazzoletto di terra messo a disposizione da Radice Fossati, i semi frutto della sperimentazione hanno passato due settimane in laboratorio per aumentarne le probabilità di sopravvivenza. “Sono semi preziosi - continua Brambilla -, dobbiamo ridurne al minimo la perdita”. Quando chiediamo a Vittoria Brambilla quale sarebbe il risultato che la renderebbe soddisfatta dalla prova in campo, la professoressa è molto cauta nel rispondere. “Il nostro obiettivo è una resistenza al fungo statisticamente significativa”. E aggiunge che “non si tratta di una sperimentazione conclusiva. Dovrà essere ripetuta su più anni e in zone diverse per valutare gli effetti della variazione del clima e del terreno”
BOBBA (ENTE RISI): NEL 2025 UNA NUOVA SPERIMENTAZIONE
“Ci impegneremo perché nel 2025 la sperimentazione venga portata avanti e l’Ente Risi avrà un ruolo attivo”. Natalia Bobba ha seguito l’evoluzione della sperimentazione sul riso della Lomellina subito dopo la sua nomina, lo scorso dicembre, a presidente dell’associazione dei risicoltori italiani. “Avrei voluto che fossero stati i terreni del nostro Ente ad ospitare il progetto, ma i tempi erano troppo stretti, sarebbe stato un peccato posticipare la semina”. L’obiettivo, adesso, è assistere Vittoria Brambilla e il resto del team dell’Università di Milano nei prossimi passi, perché la sperimentazione non si ferma al lavoro avviato nell’azienda di Federico Radice Fossati. “I nostri tecnici seguiranno l’evolversi della semina - spiega Bobba -. Abbiamo in programma di ripetere la sperimentazione su superfici più ampie che il nostro centro di ricerca può offrire. L’obiettivo è quello di replicare ancora su altri territori, come Vercelli e Novara, per valutare le differenze dei risultati su suoli diversi, seppure vocati alla risicoltura”.
Riguardo all’andamento della presenza del Brusone nelle risaie italiane, la presidente dell’Ente Risi spiega che “le ultime due campagne sono andate discretamente, abbiamo avuto piogge ma anche tanto caldo”. Per quella del 2024 si spera che le precipitazioni non siano eccessive. “Le TEA - aggiunge - possono essere davvero uno strumento formidabile nella battaglia al Brusone. Se tutto andrà come deve andare, avremo ottimi effetti sia in termini di quantità sia in termini di qualità”.
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