Momenti di tensione sui prezzi del settore suinicolo rilevati attraverso le Cun (Commissione Unica Nazionale) che dovrebbero formulare, in modo regolamentato e trasparente, la tendenza di mercato e i prezzi dei prodotti da utilizzare nei contratti di compravendita. Come fa notare Claudio Canali, presidente della Federazione suinicola nazionale di Confagricoltura, il comparto dei suini grassi ha beneficiato di prezzi soddisfacenti solo a gennaio e febbraio 2020. Nel periodo di lockdown legato all’emergenza Coronavirus, le quotazioni dei suini da macello sono invece sprofondate a 1 euro al chilo, dando adito anche a fenomeni di speculazione. “Attualmente – spiega - i prezzi sono in ripresa e stanno raggiungendo il pareggio rispetto ai costi di produzione, che si aggirano intorno a 1,40 al chilo per i capi pronti per il macello. Continuano tuttavia a mancare alcune condizioni che consentano rilevazioni trasparenti delle tendenze del mercato attraverso le Cun”.
Un problema non nuovo, ma che si trascina da anni a fasi alterne. “Una volta, per il comparto suinicolo – sottolinea Canali – venivano prese in considerazione diverse piazze di riferimento, con le quotazioni rilevate a Modena il lunedì, a Mantova il giovedì, a Fossano il mercoledì e a Milano il venerdì. Ora la piazza è unica, con Mantova che quota i suini grassi e i suinetti, o Parma che rileva i prezzi delle carni”.
Ma come funzionano le Cun del settore suinicolo? Ciascuna delle 5 commissioni (per suinetti, suini da macello, tagli di carne suina fresca, grasso e strutti e scrofe da macello) opera nel rispetto del decreto del ministero delle Politiche agricole, adottato di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, ed è composta dai rappresentanti delle due categorie, venditori e acquirenti. Ciascun Cun è formata, quindi, da dieci commissari per la parte venditrice e da dieci commissari per la parte acquirente che sono designati dalle organizzazioni professionali e dalle associazioni di categoria rappresentative dei produttori. Alle riunioni possono partecipare fino ad un massimo di 5 Commissari per parte. I mediatori e i rappresentanti dei grossi Gruppi del comparto (che hanno la filiera completa) possono far parte di un gruppo di esperti esterni che possono partecipare alle riunioni delle Cun e fornire il proprio contributo.
La Cun del settore suinicolo è composta anche da un Comitato dei garanti costituito da sei (tre + tre supplenti) rappresentanti che hanno il compito di formulare la tendenza di mercato e i prezzi indicativi nel caso in cui i commissari non trovino un accordo.
“Il problema più grande delle Cun - sottolinea Canali - è la mancanza di una pluralità di mercati di riferimento per lo stesso prodotto. Il ruolo dei commissari è oggi sempre meno efficace perché ognuno rimane fermo sulle proprie posizioni e alla fine si tende ad arrivare ai garanti per mediare e indicare un prezzo di mercato. Di solito la parte più forte riesce a far valere i suoi interessi e la Cun quindi non riesce a rilevare il prezzo in maniera corretta”.
Nel caso dei suini grassi (allevatori e macelli) la parte agricola, fa notare sempre Canali, è inoltre penalizzata dall’estrema frammentarietà delle aziende e spesso si trova a soccombere rispetto ai numeri e alle dimensioni della parte acquirente. I contratti vengono stipulati alla fine dell’anno per quello successivo, fissando i volumi di consegna e i premi, ma non il prezzo che viene poi indicato dal mercato. “Sarebbe invece più utile per gli allevatori – sottolinea il presidente della Federazione suinicola nazionale di Confagricoltura – lasciare dei quantitativi liberi da contratto in modo da stimolare i macelli a una ricerca settimanale di materia prima sul mercato, incentivando così una reale contrattazione, assieme ai volumi, anche sul prezzo di vendita”.