Prosegue anche quest’anno la collaborazione tra Eban (l’Ente Bilaterale Agricolo Nazionale) e Nomisma per aggiornare i dati dell’Osservatorio Nazionale sul lavoro agricolo. La nuova edizione del Rapporto annuale, attesa nei primi mesi del 2022, consentirà di fare il punto sui numeri del lavoro dipendente in agricoltura e sulle tendenze emerse durante il primo anno della pandemia.
Secondo i dati del Rapporto annuale 2019, pubblicato nel marzo 2021, erano quasi 1,1 milioni (1.095.308) i dipendenti impiegati in agricoltura, in lieve decrescita rispetto al 2018 (1.114.982). E’ rimasta invece sempre stabile la prevalenza degli operai che anche nel 2019 hanno rappresentato il 97% dei dipendenti totali. La categoria degli impiegati, quadri e dirigenti ha rappresentato solo il 3%. Questa composizione, stabile da oltre tre anni, è ormai diventata una caratteristica del lavoro in agricoltura e lo differenzia rispetto a quello di altri settori.
Nel 2019 sono stati attivati complessivamente oltre 1,64 milioni di rapporto di lavoro (oltre 1,65 milioni nel 2018) con una prevalenza di manodopera impiegata a tempo determinato. Ad assumere sono state 184.303 aziende agricole, il 26% di quelle attive iscritte alle Camere di commercio. Un dato che non è cambiato rispetto all’anno prima e rivela come circa i due terzi delle aziende agricole presenti in Italia sia senza dipendenti.
Tra i 38.324 lavoratori che risultavano assunti come impiegati, quadri e dirigenti nel 2019 il 93% è rappresentato dagli impiegati, mentre dirigenti e quadri incidono per il 7% sul totale. Si conferma la tendenza di una concentrazione di questa categoria nel Nord del Paese (53%), contro il 21% del Centro e il 26% del Sud. Nel periodo 2014-19 impiegati, quadri e dirigenti impiegati in agricoltura sono aumentati del 7% e nell’ultimo anno si è registrata una moderata crescita (+1% nel 2019 rispetto al 2018).
In questa categoria di lavoratori è risultato prevalere il genere maschile (54%), sebbene la presenza femminile in agricoltura sia superiore rispetto a quanto si riscontra nella categoria. In termini di classe di età sono prevalentemente distribuiti nelle tre fasce «25-34» (25%), «35-44» (31%) e «45-54» anni (28%). Anche nel 2019 grazie all’elevata qualifica professionale la quota più rilevante è stata assunta con un contratto tempo indeterminato (68%) ed è in prevalenza nazionalità italiana (la quota di stranieri è stabile nel tempo al 3%).
Passando agli operai nel 2019 in agricoltura risultavano 1.056.984 occupati, dei quali il 10% assunti a tempo indeterminato e il 90% a tempo determinato. In media le giornate lavorate dagli assunti a tempo determinato erano 263, contro le 90 degli assunti a tempo determinato (il 33% di essi lavora in agricoltura per meno di 50mgiornate annue).
Entrando nel dettaglio della tipologia gli operai a tempo determinato appartengono a fasce d’età più giovani (il 56% ha meno di 45 anni, contro il 41% di quelli “fissi”) e sono prevalentemente di origine extra-Ue (rispettivamente 21% e 16%).
Poco più della metà degli operai risultavano impiegati nel Sud del paese (53%) che deteneva anche la quota più rilevante degli assunti a tempo determinato (56%): questo è un altro elemento che caratterizza l’agricoltura rispetto agli altri settori dove, invece, questo tipo di lavoratori sono maggiormente presenti nel Centro-Nord.
Tra il 2009 e il 2019 il trend è positivo: sono aumentati del 3% gli operai e dell’8% le giornate lavorate. Sono diminuiti, però, i lavoratori fissi e le giornate lavorate, mentre gli operai a tempo determinato sono aumentati ed in particolare è cresciuto in maniera significativa il numero di giornate lavorate.
Tra il 2018 e il 2019 si è registrata un’inversione di tendenza tra fissi e a tempo determinato. Nel 2019 si è registrato un calo del numero di operai (-1,9%) e sono aumentate le giornate lavorate (+1,3%) rispetto al 2018.