Il punteruolo rosso, micidiale parassita di molte specie di palme, raccoglie ciò che ha a disposizione per costruirsi il proprio nido, mentre la processionaria si racchiude in un bulbo filamentoso rassicurante. E ancora gli standard di precisione degli esagoni dell’alveare sono realizzati con una tolleranza di errore di 0,002 millimetri, mentre la resistenza alla tensione del filo della ragnatela è tripla rispetto a quella dell’acciaio. Le costruzioni del mondo animale sono ingegnose dimostrano una grande capacità architettonica e ben esprimono i concetti di riutilizzo, risparmio, attenzione per l’ambiente e, quindi, anche di sostenibilità.
Lo ha spiegato l’architetto Enrico Bascherini, docente del dipartimento di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni dell’Università di Pisa durante l’evento “Architettura e natura: Bioedilizia, bioeconomia forestale, eco-design” che si è svolto il 6 novembre 2020 in diretta streaming sulla piattaforma digitale di Ecomondo.
“Il progetto sull’architettura animale - ha precisato Bascherini - nasce nell’ambito del corso di laurea di Ingegneria Edile dell’Università di Pisa. L’occasione di lavorare in un contesto di grande pregio ambientale come quello del “Lago di Porta” (in provincia di Massa-Carrara) ci ha permesso di recuperare un codice genetico progettuale alla cui base c’erano le costruzioni animali. La natura quando costruisce si misura con sé stessa in totale sostenibilità e contestualità. L’uomo, invece, spesso delega la costruzione ad altri fattori, come i condizionamenti burocratici, tecnici e prestazionali”.
L’osservazione dei nidi e delle tane di alcuni animali, come ha fatto notare Bascherini, ha portato alla scoperta di tecniche costruttive razionali, di grande attenzione per i materiali naturali e per i principi bioclimatici. “I nidi dimostrano – ha spiegato - la grande capacità del mondo animale che è in grado di raccogliere il materiale presente in natura e di riutilizzarlo in modo ingegnoso con attenzione anche per gli aspetti climatici. Si va dal nido di rondine a quello del calabrone, del punteruolo rosso o del portasassi (l’esca per i pesci); abbiamo molto da imparare sulla qualità dei materiale e sulla progettazione”.
E’ stato, ad esempio, analizzato e misurato un nido di calabrone del diametro di circa 40 centimetri e alto 55 centimetri. La materia prima utilizzata è il materiale legnoso che viene raccolto in natura e ricomposto in modo originale. Ancora più sorprendente è la realizzazione di una parete staccata dall’involucro interno che consente di ventilare i ripiani interni sui quali sono depositate le uova di calabrone, perfettamente dimensionati in base alle loro esigenze”.