“La partecipazione in presenza ad Aquafarm ha rappresentato un segnale di ripartenza anche per il settore, dopo quasi due anni e mezzo di restrizioni sanitarie legate alla pandemia”. Così Andrea Fabris, direttore dell’Api-Associazione Piscicoltori Italiani, ha stilato un primo bilancio dell’evento fieristico dedicato all’acquacoltura e alla pesca, che si è svolto a Pordenone dal 25 al 27 maggio 2022, con la partecipazione di oltre 120 espositori, uno su tre proveniente dall'estero, distribuiti su 7.000 mq di area espositiva.
Al centro della manifestazione il tema della sostenibilità, coniugato secondo i tre pilastri, cioè ambientale, in termini di risparmio delle risorse e circolarità dell'economia, ma anche sociale ed economico. “In questi tre anni – spiega Fabris – il nostro settore si è evoluto adattandosi ai cambiamenti imposti dalla pandemia: sono cambiate alcune prospettive di mercato, ad esempio si è registrata una fortissima accelerazione dell’e-commerce per alcuni prodotti, anche di nicchia”.
Il punto di forza del settore è rappresentato oggi da una domanda sempre molto vivace di prodotto made in Italy, un trend emerso da un’indagine di mercato eseguita tra il 2020 e il 2021. “Il nostro Paese, tuttavia, è ben lontano – fa notare il direttore dell'API - dal coprire il fabbisogno interno di prodotto ittico. Arriviamo appena al 30% di quello che consumiamo, pari a poco più di 60mila tonnellate di pesci in allevamento. Una piccola quota, se si considera che l’Italia importa più di 60mila tonnellate di salmone l’anno e riesce a coprire solo il 20% del consumo di spigola e orata. Riusciamo ad esportare – aggiunge Fabris – solo il 40% della produzione di trota nel Nord-Europa, diretta in Germania, Austria, Polonia. Siamo in compenso il secondo produttore al mondo di storione allevato dopo la Cina, il primo dell'Unione europea”.
Secondo il direttore dell'Associazione Pçiscicoltori Italiani, la priorità resta quindi quella di sostnere un aumento della produzione ittica supportando l’acquacoltura. “A questo scopo – conclude Fabris – stiamo chiedendo, ad esempio, una migliore tracciabilità ed etichettatura dei prodotti ittici. Un’operazione di trasparenza che dovrebbe partire dal canale horeca indicando nel menu non solo l’origine del pesce, ma anche se è stato pescato o allevato. Altro capitolo fondamentale favorire l’accesso ai fondi di finanziamento che potrebbero dare maggiore impulso allo sviluppo del settore in Italia”.