Sono iniziati gli Europei di calcio e il sogno di tutti è arrivare alla finale e vincerla. Ma la vera partita da vincere è quella che riguarda il futuro dell’Europa. Non a caso poco più di un mese fa, il 9 maggio, ha avuto inizio la Conferenza sul futuro dell’Unione europea, un grande dibattito pubblico che dovrebbe coinvolgere tutti i cittadini, destinato a delineare i contorni di un’Europa più forte e più coesa, in grado di rispondere alle nuove sfide: crescita economica, occupazione, autosufficienza alimentare, emergenze sanitarie, lotta ai cambiamenti climatici, transizione energetica. Sono passati 64 anni da quel lontano 1957, quando con i Trattati di Roma prese corpo quello straordinario progetto di integrazione economica, politica, sociale e culturale sognato da Altiero Spinelli, insieme a Ernesto Rossi, nel Manifesto di Ventotene nel 1941.
Nella storia dell’Europa si sono alternati momenti di sviluppo e momenti di crisi, ma anche in quelli più difficili, come la recente pandemia causata dal Coronavirus, la risposta della Ue è stata forte, dando corpo e forza a quel sogno. La Pac, varata nel 1962, è parte integrante del grande progetto europeo, rappresentando l’anello di congiunzione tra agricoltura e società, tra l’Europa e i suoi agricoltori. È una politica economica, nata per sostenere gli agricoltori, migliorare la produttività agricola, garantire ai cittadini un approvvigionamento stabile di alimenti a prezzi accessibili, preservare le zone ed i paesaggi rurali, promuovere l’occupazione nel comparto agroalimentare, fornire un contribuito alla lotta ai cambiamenti climatici. E tale deve rimanere. Questo è il punto fermo dal quale non dovremmo mai discostarci nella trattativa in corso sulla nuova Pac, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2023.
Per questo, nonostante le difficoltà emerse con il recente rinvio del negoziato tra le istituzioni europee, riteniamo che un accordo sia ancora possibile e auspicabile. Ma non vogliamo un accordo a tutti i costi. Perché la politica agricola dell’Unione deve continuare a sostenere quel processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo in quantità adeguate, sicuro e di altissima qualità.
È evidente che le imprese agricole sono di fronte ad una nuova sfida, che è quella di una maggiore sostenibilità ambientale, che significa salvaguardare i livelli di produzione riducendo la pressione sulle risorse naturali. Una sfida che sono pronte a raccogliere senza, però, nuovi e complessi adempimenti burocratici e soprattutto, con la garanzia di un’efficace tutela dei redditi di tutte le imprese, senza penalità in funzione della dimensione. Ricordando che la continuità dell’attività agricola è essenziale per la vitalità sociale ed economica delle zone rurali e delle aree interne, di cui proprio l’emergenza sanitaria ha mostrato l’importanza per uno sviluppo equilibrato dei Paesi. Anche dalla piena consapevolezza condivisa del ruolo dell’agricoltura in Europa potrà riprendere slancio il grande sogno europeo.
Massimiliano Giansanti