Editoriale del Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti
Mondo Agricolo nn. 7/8 – luglio-agosto 2021
La parola che più ricorre, nel post Covid-19, è ripartenza. Quasi una combinazione lessicale: dopo la crisi, che ha colpito ogni ambito dell’economia e della vita, personale globale, è tempo di rilancio, di riapertura, di ripresa.
Per questo anche la nostra assemblea, che si è tenuta recentemente a Palazzo della Valle, la prima dopo il Centenario, ha voluto essere un momento di costruzione, di strategia e di proposta. Perché, in questo nuovo inizio, l’agricoltura può svolgere un ruolo importante. Parliamo delle grandi potenzialità dell’agricoltura 4.0, che è già una realtà nel nostro Paese. Con 540 miliardi di euro di fatturato (il 18% di quello europeo), il 3/4 per cento della SAU e 538 soluzioni già disponibili sul mercato, è la nuova sfida per le campagne, ma anche per le città e per l’intera collettività. Agricoltura 4.0, ovvero l’evoluzione digitale di quella di precisione, basata sull’utilizzo e sulla condivisione dei dati a supporto delle decisioni da prendere, che consente di ottimizzare i costi, migliorare la qualità delle produzioni e ridurre l’impatto ambientale; ma anche di creare un legame più stretto tra città e campagna, tra produttore e consumatore, tra territorio e comunità.
La pandemia ci ha fatto vedere la debolezza delle grandi città e riscoprire la bellezza e la qualità della vita delle aree rurali. È arrivato il momento di superare la contrapposizione tra questi due mondi e potremo farlo grazie alla tecnologia digitale e a veri e propri contratti di reciprocità. Città sempre più verdi, partendo dai campi e da ciò che producono: non solo cibo, ma anche piante ed energia pulita. E campagne sempre più “smart”, connesse, vicine ai territori, capaci di offrire soluzioni di inclusione sociale. Può sembrare un sogno lontano, ma non è così.
Le risorse messe a disposizione dall’Europa sono un’opportunità da non perdere vanno utilizzate in maniera intelligente. Perché la ripartenza non può essere semplicemente un ritorno alla situazione pre Covid. Per crescere serve un cambiamento evolutivo che ci renda custodi del nostro patrimonio, ma innovatori; fieri della storia, ma non cristallizzati nella conservazione.
Il Recovery Plan può essere l’occasione per fare un vero salto di qualità: per colmare il gap digitale del nostro Paese, ma anche quello infrastrutturale, quello logistico e quello che separa la ricerca italiana da quella di altri Paesi europei, e per aumentare gli investimenti. E se c’è un investimento che produce rilancio è quello sulla preparazione di nuove competenze e nuove generazioni di lavoratori. Anche in questo l’agricoltura vuole essere in prima linea.
Massimiliano Giansanti