La Stella di Dante, un’installazione ambientale “ vivente”, è stata collocata nel Parco di San Donato a Firenze in occasione delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte Sommo Poeta. Si tratta di un progetto realizzato con 50 querce alte 6 metri che hanno 30 anni di vita, della specie Quercus phellos, conosciute anche con il nome di quercia-salice. Lo ha creato Felice Limosani con la consulenza scientifica di Stefano Mancuso di Project Nature, società spin-off dell’Università di Firenze, la supervisione paesaggistica di Alberto Giuntoli, ricercatore del CNR, e il patrocinio del Comune di Firenze.
L’installazione, che si estende per 180 metri, è destinata a cambiare cromaticamente con il variare delle stagioni. In autunno, le foglie diventeranno progressivamente prima gialle e poi rosse e cadendo riporteranno il disegno della stella direttamente sul terreno.
E il dono che la maison fiorentina Il Bisonte spa ha dedicato alla città come lascito a beneficio della comunità e dell’ambiente. L'opera di Limosani traduce in simbolo le frasi che chiudono le tre cantiche della Divina Commedia: "e quindi uscimmo a riveder le stelle" (Inferno); "puro e disposto a salire alle stelle" (Purgatorio); "l'amor che move il sole e l'altre stelle" (Paradiso).
La Stella di Dante si inserisce nella prima cinta urbana di Firenze coinvolta nel boom edilizio degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso e, recentemente, al centro di un imponente intervento di riqualificazione urbanistica che ha visto la nascita del parco come elemento di connessione verde tra gli edifici universitari e residenziali da una parte, e il Palazzo di Giustizia dall’altra.
Il nuovo polmone verde avrà un impatto positivo a livello ambientale grazie all’azione di assorbimento di anidride carbonica e di rilascio d’ossigeno attivata dalle querce, alla cattura dei composti inquinanti presenti nell’aria, come polveri sottili e ossidi di azoto.
“Ho interpretato il “visibile parlare” dantesco, trasformando le stelle ricorrenti – ha commentato Felice Limosani - nelle frasi di chiusura delle tre cantiche della Divina Commedia in un’installazione dalla forma vivente”. (F.B.)