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Mondo Agricolo news

Lungarotti, mille modi per raccontare il vino

16 settembre 2024
Lungarotti, mille modi per raccontare il vino -  Mondo Agricolo news | Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana

L'articolo è presente sul numero luglio-agosto 2024 di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura

di Gabriella Bechi

Viticoltura di qualità, sostenibilità, ospitalità e cultura, con la creazione di due musei. Ecco cosa ha costruito la famiglia di Chiara Lungarotti dagli anni ’40 ad oggi

“La storia della nostra azienda è la storia di mio padre Giorgio”. Inizia così la conversazione con Chiara Lungarotti, amministratore delegato dell’azienda che porta il nome della famiglia. Una lunga storia d’amore per il vino e per la terra da cui nasce, l’Umbria, che attraversa molte generazioni. La Lungarotti è stata fondata a Torgiano dal papà di Chiara, Giorgio Lungarotti, pioniere della moderna enologia italiana, che a cavallo tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta gestisce il delicato passaggio dalla mezzadria alla conduzione diretta dell’azienda, progressivamente abbandonando le altre attività e dedicandosi alla viticoltura specializzata, convinto che l’Umbria fosse una regione particolarmente vocata a questa coltura.

La nuova avventura comincia con le varietà tipiche autoctone e successivamente, dopo molti viaggi all’estero da cui trae spunti e idee nuove, sperimenta vitigni internazionali, fino a decidere di improntare la produzione su metodi razionali e tecnologie enologiche aggiornate e consapevoli. Nel 1968 viene attribuito a Torgiano, primo territorio in Umbria a potersi fregiare di tale prestigioso titolo, il marchio di Doc per il suo Rosso e il suo Bianco.

Risale al1990 (con valore retroattivo alla vendemmia del 1983) il marchio di Docg per il Rosso riserva. Una storia di successi, quella di Giorgio Lungarotti, fondata sulla viticoltura di qualità, ma anche sulla capacità di costruire intorno al vino un circuito virtuoso incentrato su ospitalità d’eccezione, valorizzazione del patrimonio storico e uno stretto rapporto con il territorio e la sua collettività.

“Nel 1974 - racconta Chiara – grazie alla preziosa collaborazione di mia mamma Maria Grazia, storica dell’arte, inaugura il Museo del Vino, raccolta privata di livello mondiale inerente alla civiltà della vite e del vino, con collezioni archeologiche, storiche e tecniche esposte in venti ambienti che guidano il visitatore attraverso 5000anni di storia del vino.

Nel 1978, con un concetto ante litteram dell’enoturismo, apre una foresteria, con quindici camere e un ristorante che oggi definiremmo gourmet, dal momento che Torgiano non aveva neppure una trattoria per i visitatori del museo o per gli agenti e i clienti dell’azienda”. Nel 1994 nasce poi l’agriturismo Poggio alle Vigne, “casolare del XVIII secolo, adagiato sulle pendici della collina di Brufa, circondato da vigneti e oliveti”, aggiunge l’ad con orgoglio. Dopo la scomparsa di Giorgio nel 1999, tocca a Chiara, affiancata dalla sorella Teresa, prendere le redini dell’azienda dove era cresciuta nell’amore per la terra, respirato fin da bambina.

Laureata in Agraria, con specializzazione in Viticoltura, la sua preparazione specifica e il suo entusiasmo sono alla base delle innovazioni e trasformazioni nei vigneti di famiglia ed in cantina, secondo tecniche all’avanguardia. “L’azienda era praticamente un vestito su misura cucito addosso a mio padre – racconta –, lo abbiamo dovuto smontare e ricucire: abbiamo reimpiantato oltre 200 ettari di Torgiano e tra il 1999 e il 2000 abbiamo acquisito un’azienda a Montefalco (20 ettari di vigneti con cantina sotterranea, biologica certificata dal 2014) e cominciato ad adottare le più moderne e tecniche colturali, improntate alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente”.

Le densità d’impianto sono tali da aumentare la competitività tra le piante e contenere la produzione per ceppo ottenendo una migliore qualità delle uve. Un’attenta gestione del terreno sotto fila consente l’accumulo e la conservazione delle risorse idriche e permette alle radici di arrivare in profondità per ricercare acqua ed elementi nutritivi, rendendo così la pianta più resistente in caso di siccità. In tal modo, inoltre, si riescono a controllare le erbe infestanti e ad ostacolare lo sviluppo e la diffusione degli agenti patogeni. Il sistema di allevamento adottato è il cordone speronato doppio, ad eccezione di alcune varietà che richiedono il doppio guyot. Grande importanza è data alle operazioni di potatura verde che vengono eseguite nel periodo primaverile-estivo.

L’obiettivo è garantire concentrazioni dei componenti dell’uva che permettano di preservare integri gli aromi primari ed i precursori dei secondari nelle varietà bianche e, in quelle a bacca rossa, di ottenere concentrazione ed equilibrio ottimali. Massima attenzione anche per il tema della sostenibilità. L’azienda è certificata Viva – Viticoltura sostenibile del ministero dell’Ambiente dal 2018 attraverso un programma che si articola su tre aree tematiche: aria, acqua e biodiversità del suolo. Sostenibilità ambientale, ma anche sociale, che significa non solo rispetto dei contratti e delle norme per i lavoratori, ma anche iniziative che abbiano ricadute positive per la collettività, mirate a far crescere il territorio.

Mille e 250 metri quadrati di pannelli fotovoltaici sui tetti della cantina, che ver-ranno presto raddoppiati, completano il progetto. Ventotto le tipologie di vino prodotte, dai classici della zona agli internazionali: bianchi, rossi, rosati, spumanti e dolci; dai vigneti più vocati la fascia alta delle riserve e dalla Fattoria del Pometo i giovani, di immediata piacevolezza. Due milioni e mezzo le bottiglie commercializzate ogni anno, di cui il 45%destinato ai mercati esteri, in cinquanta Paesi in giro per il mondo. Il resto è venduto in Italia attraverso il canale Ho.Re.Ca. e in Umbria anche attraverso la Gdo di fascia alta e in parte con la vendita diretta.

Nel 2000, un anno dopo la scomparsa del fondatore, è stato inaugurato il Museo dell’Olio, da lui fortemente voluto per valorizzare l’altra grande tradizione agricola dell’Umbria, l’olio extra vergine d’oliva: reperti e opere relativi alla mitologica origine dell’olivo, all’impiego dell’olio come fonte di luce, nella religione, nella medicina e nell’ alimentazione, nella cosmesi. Entrambi i Musei fanno riferimento alla Fondazione Lungarotti, che nel tempo ha promosso mostre, convegni e concorsi artistici al fine di valorizzare l’economia agricola italiana e la millenaria cultura del vino e dell’olio, sotto la guida della mamma Maria Grazia, direttore della Fondazione, in cui sono impegnate anche la sorella Teresa con sua figlia Gemma, laureata in Storia dell’Arte. Mentre l’altro nipote, Francesco, si occupa dei mercati esteri. Ma è atteso in azienda anche l’arrivo di Giovanni, il figlio diciasettenne di Chiara: una storia che parte da lontano e che guarda al futuro e alle nuove generazioni.

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