
Mondo Agricolo n. 5/2020
L’emergenza sanitaria ha richiamato l’attenzione sui settori dell’agricoltura e dell’agroalimentare, che va posto, oggi più che mai, al centro dell’agenda politica di qualsiasi Nazione. Un Paese forte non può non avere un’agricoltura altrettanto forte, in termini di produttività e di competitività.
Sappiamo bene quali siano i problemi dell’agricoltura italiana, che non sono stati risolti in passato, per miopia o per sottovalutazione della sua funzione. Ho sempre sollecitato, ancor prima dell’emergenza, la centralità del settore primario. Adesso però è il tempo dell’azione.
L’ho detto l’altro giorno al ministro Bellanova, nella video call di Ismea: è arrivato il momento di mettere mano su tutto ciò che servirà realmente a rafforzare il sistema agroalimentare nazionale, proprio nell’ottica di garantire al Paese l’autosufficienza alimentare.
Dobbiamo accrescere la produttività, andando a lavorare sulla filiera, puntando sull’innovazione, limitando i gap strutturali. E dobbiamo incidere sulla competitività. Appena il mercato riaprirà a livello globale, dovremo
Essere subito protagonisti, mantenendo ferme le quote di mercato già acquisite in passato e sforzandoci di accrescerle.
C’è bisogno di un puntuale progetto strategico e, in questo quadro, vedo un ruolo cardine per Ismea che, a mio avviso, dovrà diventare una specie di “Mediobanca dell’agroindustria”. Un potente driver finanziario per il rilancio dell’agroalimentare nazionale.
Un passaggio fondamentale, nel percorso di rinnovamento/rafforzamento delineato, viene dalla riforma in atto della politica agricola comunitaria. In questi giorni a Bruxelles si sta discutendo sul regime transitorio e c’è una fortissima spinta, da parte di alcuni Paesi della UE, per la convergenza esterna, con l’allineamento verso il medesimo pagamento ad ettaro per Paese. Ma questo sistema economico non è assolutamente sostenibile per il ciclo produttivo nazionale. Abbiamo bisogno, insomma, di un’Europa che sappia guardare pure agli interessi dei Paesi dell’area del Mediterraneo. Sarà decisiva, quindi, un’azione politica determinata a far pesare il ruolo dell’Italia nella definizione delle future politiche europee.
Massimiliano Giansanti
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