Rudy Milani, 43 anni, trevigiano, è il nuovo presidente della Federazione Nazionale degli Allevamenti Suini di Confagricoltura. Conduce un’azienda suinicola con 440 scrofe a ciclo chiuso e da dieci anni rappresenta i suinicoltori di Confagricoltura Veneto.
A suo avviso la situazione di mercato del settore suinicolo resta complessa e difficile. “I pochi e timidi segnali di ripresa del mercato, che si erano visti nelle scorse settimane, purtroppo si sono infranti con il riacutizzarsi dell’emergenza pandemica e con le nuove restrizioni per il canale Ho.Re.Ca. in vista di Pasqua – ha detto -. Nonostante che i mercati europei continuino il loro trend positivo, in Italia - finché la ristorazione rimane frenata - i produttori di suini proseguono a lavorare sotto costo”.
Negli ultimi due anni e mezzo i prezzi dei suini sono stati favorevolmente influenzati dalla battuta d’arresto produttiva della Cina che, di fatto, ha più che dimezzato la popolazione suina cinese e dato grande slancio alle esportazioni dall’Europa verso il paese asiatico – ha osservato Milani -. Di tala tendenza, l’Italia, a differenza degli altri paesi europei (Germania e Spagna in testa) purtroppo ha potuto sfruttare solo marginalmente gli effetti positivi. Di fatto, gli accordi commerciali sottoscritti con la Cina, hanno impedito di sfruttare appieno le opportunità commerciali che darebbero un’importante boccata d’ossigeno al comparto.
Al tempo stesso il settore – ha fatto presente Rudy Milani - è turbato dalla possibilità che si presentino dei focolai di PSA sul territorio nazionale, visto l’andamento della diffusione della malattia in Europa (approdata in Germania a settembre 2020). Rischio favorito dell’alta trasmissibilità del virus attraverso i cinghiali. La gestione della fauna selvatica sempre più numerosa rappresenta quindi un altro grande problema che va gestito in modo corretto.
La produzione nazionale deve fare leva sui propri punti di forza per affrontare le sfide future del mercato. “L’allevamento del suino in Italia garantisce la tracciabilità, la salubrità e la sicurezza della produzione – ha rilevato il rappresentante dei suinicoltori di Confagricoltura -. Sono stati fatti grandi progressi per il benessere degli animali lungo tutta la filiera. Confidiamo che la comunicazione al consumatore dell’alta qualità del prodotto nazionale e del rispetto del benessere animale venga effettivamente raccolta dal consumatore”.
Merita una riflessione particolare anche la comunicazione al consumatore delle proprietà nutrizionali dei prodotti a base di carne suina. “La proposta di un’etichettatura come il Nutriscore fornisce al consumatore solo un’informazione falsata – ha spiegato Milani -. Occorrerebbe invece far capire che ogni alimento, consumato nella giusta proporzione e frequenza, può e deve far parte di una dieta bilanciata. Così come è pure importante proseguire sul percorso dell’etichettatura di origine delle carni suine che evidenzia in modo chiaro ciò che è nato, allevato e macellato in Italia. “Tra distinguo e deroghe siamo appena partiti e rischiamo che a fine anno, non ci siano più obblighi”. (F. B.)