ll latte scaduto non si butta, ma diventa una plastica compostabile. Il progetto si chiama 'Splastica' e arriva dal dipartimento di Scienze e Tecnologie chimiche dell’Università di Tor Vergata di Roma, che ha realizzato delle bottiglie con materiale ricavato dagli scarti, anche quelli legati alla produzione e trasformazione del latte. Il gruppo di ricercatori è partito infatti dall’idea di produrre nuovi materiali plastici 100% biodegradabili e compostabili, a base di polimeri naturali, realizzati a partire da scarti alimentari non edibili mediante una sintesi ecosostenibile.
Il primo prodotto realizzato si chiama Sp-Milk ed è una nuova plastica green ottenuta con gli scarti del latte. Rispetto ad altre bioplastiche ottenute da materie prime come mais e patate, il latte non è un prodotto stagionale. Inoltre Splastica non prevede lo sfruttamento di terreni coltivabili e consente di azzerare la voce di costo dello smaltimento dei rifiuti. Il costo del materiale di scarto è estremamente basso e ciò di conseguenza permette di avere dei prodotti con costi relativamente bassi.
Gli oggetti prodotti, come ha raccontato Emanuela Gatto che guida il team di ricercatori, sono stabili per due o tre anni, non si deteriorano. Se vengono messi in una compostiera organica invece si compostano in soli 45 giorni, due mesi al massimo. In questo modo è possibile trasformare uno scarto in risorsa in un’ottica di economia circolare. La plastica realizzata non contiene plastificanti artificiali e si è evitato l’uso di solventi organici nella reazione.
Allo stato attuale dello sviluppo della tecnologia, Splastica punta, come primo obiettivo di mercato, a soddisfare le necessità delle aziende agroalimentari, che potranno offrire una confezione ecologica e biodegradabile e abbattere i costi di smaltimento degli scarti.