Più efficienza nell’impiego delle risorse, maggiore qualità nel post-raccolta e migliore shelf life. Su questi filoni di ricerca si sta indirizzando “Pofacs - Conservabilità, qualità e sicurezza dei prodotti ortofrutticoli ad alto contenuto di servizio”, il progetto coordinato dal CREA Orticoltura e Florovivaismo, della durata di 30 mesi e finanziato dal ministero dell'Università e della Ricerca con la partecipazione da diversi centri di ricerca (Orticoltura e Florovivaismo, Viticoltura ed Enologia, Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Genomica e Bioinformatica, Alimentazione e Nutrizione, Politiche e Bioeconomia), l’Università degli Studi di Foggia, l’Università degli Studi di Catania e dieci partner privati coinvolti in diversi settori della filiera produttiva.
Di recente sono stati presentati i risultati del primo anno di attività. L’obiettivo è sviluppare innovazioni di prodotto, come nuove varietà più produttive, in grado di mantenere la freschezza dopo il confezionamento. L’innovazione riguarda, tuttavia, anche il processo, per migliorare la sicurezza, la qualità, la conservabilità e gli aspetti nutrizionali sia nella fase di pre-raccolta, grazie a strumenti di difesa biologica ed eco-compatibili, tecniche colturali low-input, tecnologie di precisione, sia nella fase di post raccolta, mediante nuovi materiali per il confezionamento, tecnologie digitali e l’utilizzo del microbioma.
Per quanto riguarda gli ortaggi per la rucola sono state identificate tecniche molecolari per individuare specie contaminanti e selezionate varietà migliorate per qualità – con contenuto più elevato di vitamina C e polifenoli - shelf-life più lunga e resistenza ai principali patogeni del suolo, (caratterizzate, però, al tempo stesso da basso accumulo di nitrati).
Invece, per il carciofo biologico “ready to cook” si è cercato di migliorarne la qualità, modificando anche la conservazione, attraverso packaging alternativi più ecosostenibili e trattamenti con olii essenziali.
Per quanto riguarda, invece la frutta, sull’uva è stato sperimentato un trattamento in pre-conservazione con ozono all’interno di confezioni sigillate per aumentare la sanità e la durata e sono stati individuati alcuni genotipi di uva ma anche di agrumi più adatti per l’uso in IV gamma.
Si è lavorato anche sul melograno, invece, per la caratterizzazione varietale ed è stato predisposto un sistema per valutare la qualità di frutti frigoconservati. Le attività svolte in questi primi mesi di lavoro si sono focalizzate sullo studio preliminare di prototipo di un dispositivo elettro-meccanico per l’estrazione del succo di melagrana e la rimozione degli arilli dalla stessa per l’ottenimento di un prodotto di IV gamma.
Sono stati, inoltre, sviluppati packaging innovativi per estendere la shelf-life, isolando anche nuovi ceppi di lieviti e batteri antagonisti di patogeni con effetti negativi sulla qualità. È stata, inoltre, dimostrata la possibilità di utilizzare i residui della lavorazione dell’ortofrutta di IV gamma per lo sviluppo di microrganismi probiotici. (F.B.)