
L'articolo è presente sul numero di dicembre 2024 di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura
di Anja Zanetti
La premura degli antenati e la conoscenza dei giorni nostri. È semplice, come le cose più buone, la ricetta dietro a “Lo Spineto”, azienda agricola con sede principale a Felino, nel cuore pulsante della norcineria emiliana. Fondata e guidata da Tiziana Sfriso, 43 anni, parliamo di una piccola realtà familiare che alleva principalmente il Suino Nero autoctono, allo stato brado e con grande attenzione per l’ambiente. E che include anche “Il Negozietto”, un punto vendita di carni, salumi e prodotti bio.
“Vendere al pubblico quello che produciamo è molto gratificante. Ci permette di raccontare cosa c’è dietro, mettendoci la faccia. E i consumatori lo apprezzano. Non abbiamo mai invenduto, semmai dobbiamo scontentare qualcuno”, ci svela Tiziana. Sì, perché la filosofia de “Lo Spineto” è fare il giusto e ridurre l’impatto. “Less is more”, come recita il concetto cardine del minimalismo che va dritto all’essenza delle cose. “Ho iniziato nel 2016 con quattro riproduttori, iscritti al registro genealogico di razza. Oggi, alleviamo un centinaio di capi. Ne potrei ospitare di più, in 4 ettari, ma crescendoli allo stato brado preferisco limitare il numero”, prosegue.
Laureata in Informazione scientifica sul farmaco, all’Università degli Studi di Parma, si avvicina all’agricoltura quando conosce Gabriele, allevatore di bovini, diventato poi suo marito. Appassionata alla zootecnia, ha voluto avviare la sua impresa puntando sulla qualità del prodotto, il benessere animale e la tutela della biodiversità del territorio. Per questo ha iniziato dalla ricerca di un appezzamento con determinate caratteristiche; ha scelto un terreno marginale, sulle colline attorno a Parma, e ha valutato una razza che fosse nel suo habitat naturale. Arriva così al Suino Nero di Parma. “Posso dire di essere una fan delle razze antiche. Essendo rustiche, consentono di essere allevate all’aperto, nel loro ambiente. E proprio per questo si ammalano meno e quindi ci permettono di non utilizzare antibiotici”.
Le chiediamo se non sia un paradosso, dopo aver studiato materie legate alla farmaceutica. “Affatto. I farmaci sono fondamentali tanto per l’uomo quanto per gli animali, ma vanno usati con consapevolezza, solo quando c’è un bisogno reale.” E toccando questo argomento non possiamo non chiederle della Peste Suina Africana. “Noi ci troviamo ancora in zona di restrizione 2 e per contrastare il virus abbiamo dovuto adeguarci a normative giustamente stringenti, che hanno comportato grandi investimenti”. Le chiediamo come abbia fatto ad abituarsi all’imprevedibilità di questo mestiere.
“Negli anni mio marito, che è il mio braccio destro, mi ha insegnato la pazienza dell’agricoltura. Non c’è solo la PSA. Anche con gli eventi climatici estremi, rialzarsi ogni volta è complicato. Credo, però, fermamente nella resilienza. A inizio anno, proprio perché spaventati dalla peste suina, abbiamo avviato due nuovi allevamenti di bovini, con l’intento di diversificare. Uno si trova sull’Appennino ed è dedicato alla produzione di latte per Parmigiano Reggiano e l’altro è un podere di 70 ettari, a Rocca Galgana, sempre nel parmense, dove le vacche crescono allo stato brado”. Ma non si tratta di sola pazienza. C’è dietro tanto studio e anche apertura al confronto.
“Ho fatto molti corsi di formazione sul benessere animale, l’agricoltura biologica, il biodinamico, il marketing, poi ho guardato ad altre aziende agricole che condividevano la mia mission”. Dallo scorso marzo Tiziana è presidente di Confagricoltura Donna Parma. Le chiediamo, perciò, una riflessione su donne e lavoro. “Culturalmente siamo state abituate a restare nell’ombra. Educare i figli, mandare avanti una casa sono ancora attività in prevalenza demandate alle donne e il cui valore non viene riconosciuto abbastanza. Dobbiamo sempre ricordarci chi siamo e di che cosa siamo capaci. Quando lo sappiamo con chiarezza non ce n’è per nessuno”.
Le più lette
Vedi tutte




