Difendere la vite dagli attacchi della peronospora senza l’uso dei fungicidi convenzionali. Con questo obiettivo i gruppi di ricerca guidati da Paolo Pesaresi del dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano e di Silvia Vezzulli della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN), avevano avviato, cinque anni fa, il progetto GrAptaResistance, finanziato dalla Fondazione Cariplo.
L’attività di ricerca ha consentito di sviluppare un’alternativa a basso impatto ambientale ai prodotti fitosanitari per contrastare la peronospora della vite, causata dall’oomicete (un organismo simile ad un fungo) Plasmopara viticola. La nuova strategia si basa su piccole proteine costituite da 8 aminoacidi, assolutamente naturali, in grado di inibire enzimi chiave dei patogeni e quindi di contrastare le infezioni.
“Nello studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports – spiega Pesaresi – abbiamo individuato la proteina NoPv1 (No Plasmopara viticola 1) capace di bloccare sul nascere l’infezione di foglie di vite da parte del patogeno. NoPv1, inoltre, non danneggia in alcun modo la crescita di altri microorganismi presenti nel suolo e benefici per la vite, oltre a non essere nociva nei confronti di cellule umane”.
Sebbene i risultati ottenuti siano preliminari, questa strategia rappresenta un importante passo avanti nella ricerca di agli agrofarmaci. “La tecnica - aggiunge Silvia Vezzulli - potrà essere utilizzata per identificare proteine naturali in grado di contrastare le infezioni causate da diversi patogeni vegetali ”.
I risultati di questo studio si aggiungono ad altre attività di ricerca della Fondazione Mach per la lotta sostenibile alla peronospora. Ad esempio l’attività di miglioramento varietale, sia attraverso le tecniche di breeding tradizionale che hanno portato, ad esempio, alla creazione di quattro varietà tolleranti alla peronospora recentemente iscritte nel Registro nazionale delle varietà di vite, sia esplorando e studiando le nuove tecnologie di miglioramento genetico (new breeding technologies), le cosiddette “forbici molecolari”.