Promosso da ADSI e Fondazione Bruno Visentini, con il contributo di Confagricoltura e Confedilizia e il supporto di Banca Consulia, l’Osservatorio è la fonte di riferimento per la corretta definizione del ruolo economico, culturale e sociale del sistema degli immobili privati di interesse storico-artistico in Italia
Roma, 13 ottobre 2020 – Dalla collaborazione fra l’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI) e la Fondazione Bruno Visentini, con il coinvolgimento di Confagricoltura e Confedilizia, e grazie al supporto di Banca Consulia, è stato presentato oggi, nel Salone Spadolini presso il MiBACT, l’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato del nostro Paese. L’Osservatorio non solo rappresenta la fonte di riferimento per la corretta definizione del ruolo economico, culturale e sociale del sistema degli immobili privati di interesse storico-artistico in Italia, ma vuole anche divenire un valido supporto per le istituzioni, aiutandole nella definizione delle politiche da adottare per far sì che il patrimonio privato concorra all’effettiva ripartenza tanto del turismo quanto dell’artigianato.
I numeri del primo studio condotto dall’Osservatorio testimoniano il potenziale inespresso del patrimonio privato, che ogni anno accoglie 45 milioni di visitatori (contro i 49 milioni dei musei pubblici) nelle sue oltre 9400 dimore, un numero maggiore a quello di tutti i comuni d’Italia. Parliamo di ville, masserie, castelli, rocche, ma anche di parchi, giardini e tenute agricole che costituiscono, da sempre, un polo di attrazione turistico nonché un volano per l’economia dei territori, in particolare al di fuori dei grandi centri abitati.
Infatti, il 54% di questi immobili si trova in Comuni con meno di 20.000 abitanti e, nel 29% dei casi, addirittura sotto i 5.000 residenti.
Nuove forme di pellegrinaggio turistico sono possibili solo grazie ai continui lavori di restauro e di manutenzione di cui beneficiano questi meravigliosi immobili. È da questi lavori, inoltre, che si alimenta la filiera del restauro, una di quelle che ha sofferto maggiormente la crisi negli ultimi 5 anni (-30% di imprese nel settore).
Il rapporto, poi, stima anche la perdita legata all’emergenza Covid-19 per quelle dimore che contano almeno una attività produttiva al loro interno: la cifra si aggira intorno agli 1,8 miliardi di euro, con circa 30.000 posti di lavoro a rischio. Il settore maggiormente sotto pressione è risultato essere quello vitivinicolo (con perdite di circa un miliardo di euro), seguito da quello degli eventi (meno 278 milioni di euro) e dal settore delle visite in dimora (meno 268 milioni di euro). Dati che escludono le perdite di tutto l’indotto che queste attività generano sul territorio.
A maggior ragione, quindi, scopo di questo Osservatorio è quello di aiutare le istituzioni a comprendere cosa potrebbe significare dal punto di vista culturale, sociale ed anche economico una concreta politica su questo patrimonio che - coinvolgendo da subito i privati e la loro capacità di mettere in campo risorse molto più velocemente del pubblico - potrebbe aiutarci a meglio superare oggi l’emergenza occupazionale e creare nuove prospettive a medio-lungo termine.
Approfondire la connessione diretta che intercorre tra l’efficiente gestione degli immobili storici e lo sviluppo economico delle loro aree di riferimento, nonché il positivo impatto che esse hanno sull’ambiente circostante, è quindi uno degli obiettivi dello studio. Il rapporto dedica anche una parte agli investimenti necessari per la manutenzione di questo immenso patrimonio e alle attuali carenze normative e fiscali riguardanti il settore.
«È doveroso superare ogni distinzione tra patrimonio culturale pubblico e privato» – ha dichiarato Dario Franceschini, Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. «Insieme costituiscono la nostra identità e contribuiscono all’attrattività del Paese. Lo Stato impone molti obblighi ai proprietari di dimore storiche e vincoli alla loro tutela. Per questo motivo ho lavorato in questi anni per ripristinare i finanziamenti destinati a contribuire agli interventi sulle dimore storiche e per recuperare una parte dei debiti pregressi.
Recentemente mi sono anche impegnato per estendere l’ecobonus anche alle dimore storiche, perché la valorizzazione di questo grande patrimonio è un pezzo importante dell’attrattività italiana. Gli stranieri che vengono nel nostro Paese vogliono vivere un’autentica esperienza di vita, immergersi nelle nostre abitudini e consuetudini. Per questo è importante conservare al meglio le dimore storiche e custodirne la vitalità. Buon lavoro, il Ministero sarà con voi».
«La rete delle dimore storiche costituisce un vero e proprio museo diffuso, di rilevanza pari a quella dell’offerta pubblica» ha ricordato Giacomo di Thiene, Presidente nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane-ADSI. «Su 94 milioni di persone che ogni anno visitano, complessivamente, i musei italiani, 45 milioni sono coloro che accedono agli immobili storici privati aperti al pubblico. Degli investimenti che si fanno e che si potrebbero fare potrebbe beneficiarne soprattutto i territori nei quali le ville, i palazzi, i castelli si trovano, soprattutto i piccoli borghi: si consideri che, secondo le stime più prudenziali, ogni euro investito nelle dimore storiche determina benefici almeno doppi per l’economia dei luoghi nei quali sorgono. L’indotto si riverserebbe davvero su moltissime filiere - si pensi a quanto ampia è la filiera dei restauratori e a tutte le attività legate al mondo del turismo - creando un effetto dirompente e, nel lungo termine, quello sviluppo sostenibile dei territori che molti, oggi, indicano come la strada da seguire.
Uno sviluppo che avrebbe il valore aggiunto di conservare e valorizzare un patrimonio identitario, in cui tutto il mondo ci riconosce, di promuovere attività – come quelle artigiane – in cui possiamo davvero primeggiare, di sviluppare attività economiche che non possono essere delocalizzate e dall’altissimo valore sociale».
«L'Osservatorio nasce con l'obiettivo di fare luce su quella componente del patrimonio culturale italiano che per frammentazione e natura spesso sfugge alle rilevazioni nazionali», ha detto Luciano Monti, Condirettore Scientifico della FBV e Docente Luiss di Politiche dell’Unione Europea. «In un frangente come quello attuale, nel quale il nostro Paese è chiamato a pianificare gli investimenti da finanziare con il nuovo programma europeo NextGenerationEu, la valorizzazione dell'immenso patrimonio culturale, pubblico e privato, rappresenta un fattore chiave per la ripresa e la resilienza».
«Numerose aziende agricole hanno ville, castelli e palazzi che sono parte integrante del patrimonio culturale del nostro Paese», ha sottolineato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. «L’accordo in essere tra Confagricoltura e l’Adsi ha proprio l’obiettivo di promuovere la tutela del paesaggio e la produzione agroalimentare di queste realtà, che svolgono un ruolo centrale nella protezione e valorizzazione del territorio rurale italiano, trainandone l’economia. Il lavoro dell’Osservatorio è prezioso, in particolare in questo momento storico in cui è necessario un nuovo paradigma che metta al centro i piccoli borghi e le aree interne per il rilancio del Paese. Il contributo del Rapporto ci aiuta a definire le linee di questa ripartenza e a elaborare le risposte più urgenti, con politiche mirate e strumenti concreti per la ripresa».
«Confedilizia – quale organizzazione storica della proprietà immobiliare – non poteva che aderire con entusiasmo ad un progetto finalizzato a un’analisi sullo stato, le prospettive e le potenzialità del patrimonio culturale privato italiano», sostiene Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia. «Vi è in particolare un tema, fra quelli approfonditi nel rapporto, sul quale abbiamo concentrato la nostra attenzione negli ultimi anni: quello dei borghi storici. Confidiamo che l’Osservatorio possa essere una sede stabile per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica sulla necessità di compiere ogni sforzo – anche attraverso misure di incentivazione fiscale – affinché l’ineguagliabile ricchezza costituita dai nostri borghi e dal patrimonio immobiliare che su di essi insiste possa tornare ad essere vitale».
«Gli immobili storici hanno un valore socioculturale rilevante», ha dichiarato Cesare Castelbarco Albani, presidente di Banca Consulia. «Ciascuno di essi ha una precisa identità, una storia unica e speciale, strettamente legata al territorio di riferimento, che merita di essere preservata e custodita. Banca Consulia è convinta che sia importante sostenere il ruolo trainante di questo patrimonio nell’economia del nostro Paese».
Il documento finale sarà consultabile al seguente link:
https://www.osservatoriopatrimonioculturaleprivato.org/rapporto-2020