Di Francesco Bellizzi
L'articolo è disponibile sull'ultimo numero di Mondo Agricolo, cartaceo e on line
Da giovedì 3 a domenica 6 novembre scorsi Verona ha ospitato Fiera Cavalli. 751 espositori da 25 Paesi, 25 delegazioni di buyer internazionali, 35 associazioni di allevatori, oltre 3mila animali esposti di oltre 60 razze. Questi i principali numeri dell’esposizione di quest’anno che ha accolto ben 160.758 visitatori provenienti da 64 Paesi e 492 giornalisti, di cui 55 esteri. Eppure, il comparto equino è ancora visto dalla legge come un cugino acquisito del mondo agricolo, ad eccezione di quella fetta di imprese impegnate nella produzione alimentare.
Eppure, che sia arrivato il momento di cambiare registro includendo questo mondo nel settore primario, lo testimoniano i numeri. Due dati su tutti: le 27mila aziende che ne fanno parte gestiscono mal contati 400mila capi e di questi, 140mila sono impegnati nel ramo ippico/sportivo; soltanto il 4% degli animali allevati è destinato alla macellazione. Il cavallo rappresenta già oggi un importante alleato per quelle aziende che puntano alla diversificazione del proprio business con attività di agricoltura sociale, ospitalità e ristorazione, equiturismo e sport. “È fondamentale che alle imprese agricole che allevano cavalli venga riconosciuto pienamente lo status di aziende agricole, con la creazione di un Albo Imprenditoriale Agricolo legato al cavallo che ne permetta la riorganizzazione. Proprio come accade nel resto d’Europa”, ci racconta Ferruccio Badi, allevatore e presidente della FNP Cavalli di Confagricoltura. “Il mancato riconoscimento del nostro mondo come parte del settore primario ci ha esclusi dai ristori messi in campo contro pandemia e rincari energetici. Eppure - continua il presidente della Federazione - stiamo soffrendo la crisi proprio come tutti gli altri, dato che abbiamo bisogno di materie prime come fieno, biada e altri cereali”. Secondo i dati di Confagricoltura, a settembre i costi per gli allevamenti sono cresciuti del 27% rispetto all’anno scorso, a fronte di una riduzione del 60% della produzione di fieno. Difficile far quadrare i conti, visto anche l’aumento del 58% del costo carburante, del 70% dei foraggi e di quasi dell’80% per l’energia elettrica. Senza dimenticare l’ippica italiana, fiore all’occhiello dell’Italia all’estero, che versa da anni in una sistematica crisi.
Per il comparto la FNP ha dei suggerimenti consegnati al ministro per l’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, tra i visitatori dello stand della Confederazione alla fiera scaligera. Il comparto va aiutato anche se è solido, tanto per citare l’ultima vittoria italiana in ordine di tempo all’International Trot (il campionato del mondo dei trottatori che si giocava in USA) con il cavallo Cokside. “Negli ultimi anni - prosegue il presidente - l’allevamento equino è stato trascurato dalle politiche, nonostante l’importanza anche per lo sviluppo dei territori rurali e per la creazione di nuovi posti di lavoro. Questo gap di attenzione al settore va colmato con specifici provvedimenti”. Confagricoltura si è mossa partecipando alla stesura del disegno di legge (“Disciplina dell’ippicoltura”, n. 2531) presentato in Parlamento il 4 giugno del 2020 dalla capogruppo in commissione Agricoltura della Camera, Maria Chiara Gadda (Iv), tra gli ospiti dello stand della Confederazione. “È stata l’occasione per discutere dei contenuti del disegno di legge, che ci piace proprio perché introduce il riconoscimento della nostra come filiera agricola - commenta Badi -. Allevare e produrre equini dà vita ad una vera e propria filiera produttiva”. Al governo la FNP Equini chiede il riconoscimento della filiera e che vengano estesi al comparto anche gli sgravi sull’aliquota dell’Iva, “che tutt’oggi continuiamo a pagare al 22% con gravi danni anche sulla nostra competitività rispetto ai partner europei - chiosa Badi -. Siamo riusciti ad ottenere l’inserimento dell’Iva ridotta per il comparto con la direttiva Ue 2022/542, adesso tocca al governo recepire tale misura. Come componente della commissione Ue dedicata al settore e come vicepresidente del gruppo di lavoro Cavalli del Copa Cogeca, mi sto spendendo per inserire come già richiesto dall’Irlanda il cavallo nei piani di sostegno europei”.