Di Anna Gagliardi
L'articolo è disponibile sull'ultimo numero di Mondo Agricolo, cartaceo e on line
La transizione ecologica che l’Unione europea chiede all’Italia non è a costo zero, soprattutto in uno scenario complesso come quello attuale, aggravato dalla difficoltà di approvvigionamento e da costi di produzione in crescita e molto volatili, che si rimarcano anche a valle con un aumento dell’inflazione. Gli obiettivi che erano stati posti a fine 2019 con la Farm to Fork vedono oggi gli agricoltori italiani aver già fatto molti sacrifici, in particolare sull’aumento delle superfici coltivate a biologico, la riduzione degli agrofarmaci, dei fertilizzanti. Tuttavia, se si deve arrivare all’obiettivo della riduzione del 62% dei primi e del 20% dei secondi, dobbiamo trovare delle alternative. Quali? Al convegno “Farm to Fork 2.0: filiere agroalimentari rigenerative, food security, competitività economica”, organizzato da Confagricoltura con Federalimentare, Enea e il Comitato tecnico scientifico di Ecomondo, Denis Pantini, economista di Nomisma, ha indicato la transizione digitale e gli strumenti innovativi che ne fanno parte, nonostante la difficoltà nel trovare un quadro di regolamentazione europea. “Il rischio è quindi di avere obiettivi molto ambiziosi, ma con mezzi che per gli agricoltori non sono sufficienti”. Nella ricerca presentata a Rimini, Pantini scende nel dettaglio: l’Italia è il quarto esportatore mondiale, ma non è autosufficiente a livello alimentare; è inoltre un importante Paese trasformatore in cui le importazioni sostengono le performance dell’export. “Per l’Italia, dove la Sau è appena il 3% di quella statunitense e meno della metà di quella francese, e il 27% delle aziende agricole produce solo per autoconsumo, è difficile poter pensare di crescere ulteriormente nella produzione trasformata senza il ricorso alle importazioni (per il 57% da Ue)”. A questo quadro occorre aggiungere le commodity, concentrate nelle mani di pochi, tra cui Russia e Ucraina. La corsa dei prezzi delle commodity è antecedente lo scoppio della guerra, quando è aumentata la domanda, ma la fiammata dei prezzi di input e delle commodity mette a rischio la tenuta economica delle imprese e genera inflazione. La transizione ecologica insomma è necessaria, ma, appunto, non è a costo zero, poiché tra gli obiettivi, le azioni e gli impatti ci sono forti discrepanze. “Rispetto agli obiettivi della Farm to Fork - ha ribadito Pantini - l’Italia ha fatto molto. Ad esempio, sul biologico è al 18%, ben oltre il 9% della media europea. Sulle emissioni di gas serra l’incidenza dell’agricoltura italiana è del 9%. Sugli agrofarmaci, l’Italia ha diminuito l’utilizzo del 20% dal 2011; su fertilizzanti, antimicrobici e biogas ci sono ottime medie, ma le recenti proposte normative (regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, direttiva emissioni) potrebbero penalizzare pesantemente il nostro sistema agroalimentare e di conseguenza mettere a rischio la nostra food security”.
A fronte di questo scenario, pur non potendo prescindere dall’estero, una maggiore integrazione di filiera e un incremento delle produzioni italiane rappresentano, secondo Nomisma, un duplice obiettivo prioritario da raggiungere ai fini di una sicurezza alimentare nazionale. Contestualmente, la necessità di raggiungere traguardi di sostenibilità richiede strumenti e strategie innovativi in grado di non pregiudicare i livelli di produzione agricola interna, per non mettere a rischio la tenuta della filiera nel suo complesso e i vantaggi competitivi raggiunti in termini di export. Abbinare la transizione digitale a quella ecologica rappresenta insomma la strada da percorrere, ma gli ostacoli da superare non sono pochi e non eliminabili in tempi brevi. È quindi necessario un cambio di passo che permetta una maggiore diffusione della digitalizzazione nelle aziende, così come l’adozione di nuove tecnologie (anche in tema di genetica) di cui lo stesso legislatore europeo riconosce l’utilità, ma per le quali procede troppo lentamente nella regolamentazione rispetto ai repentini cambiamenti di contesto.
I commenti dei protagonisti “La sicurezza alimentare non è scontata per sempre - ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -. Ha bisogno di attenzione, cure e rinnovate strategie che la preservino. La strada prefigurata dalla Commissione Ue, fatta di divieti, tagli e burocrazia, mette a rischio il potenziale produttivo delle aziende e la certezza dei rifornimenti. Dobbiamo guardare a un modello agricolo rinnovato, basato su scienza e tecnologia per rispondere alle richieste del Pianeta e dei consumatori”. Per il numero uno di Federalimentare, Ivano Vacondio, “riguardo alla Farm to Fork bisogna affermare il principio che la sostenibilità va sempre vista in tutte le sue componenti ed evitare che si trasformi esclusivamente in uno strumento di politica commerciale tendente a compromettere interi settori, mettendo fuori mercato molti prodotti del Made in Italy alimentare, che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro Paese”. Una gestione oculata di tutte le risorse e concretezza su digitalizzazione e sostenibilità sono i due punti che stanno a cuore a Elena Sgaravatti, presidente di Federchimica Assobiotec. “Le scienze della vita, le biotecnologie avanzate, continueranno ad avere un ruolo determinante - ha aggiunto -. La possibilità di intervenire con i metodi precisi del genome editing, capaci di valorizzare la biodiversità del patrimonio varietale italiano, apre strade che dobbiamo percorrere con determinazione”. Riccardo Vanelli, presidente di Federchimica Agrofarma, ha chiesto che venga definito “un contesto normativo che valorizzi l’introduzione di nuove soluzioni e che, al contempo, tuteli la competitività del Made in Italy, e non di limiti quantitativi fissati senza un’adeguata valutazione d’impatto complessiva”. Infine, Federchimica Assofertilizzanti con il suo presidente, Giovanni Toffoli, spera in “un sostegno concreto da parte delle istituzioni per garantire la capacità produttiva europea, ribadendo l’importanza della fertilizzazione per la sicurezza alimentare”. Toffoli ha anche promosso il nuovo Regolamento fertilizzanti che sostiene “le imprese del settore che stanno portando avanti attività di ricerca per prodotti sempre più sostenibili ed efficaci”.