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La Confederazione chiede risorse per fermare la corsa della malattia tra i vigneti di tutta Italia e per pianificare una strategia contro le emergenze future
La Peronospora è una vecchia conoscenza dei viticoltori. Verso la metà dell’800, la plasmopara viticola, il microrganismo responsabile della fitopatia, arrivò a compromettere oltre il 40% dei vigneti francesi nell’arco di 15 anni. Ma se all’epoca il problema era l’assenza di informazioni per il suo contrasto, oggi il problema fondamentale è l’impreparazione al suo dilagare, alimentato da fenomeni climatici estremi, sempre più frequenti, come piogge e alluvioni. E così, dopo due secoli torna uno stato di emergenza, se non dichiarata, di fatto. Non solo in Italia. Ad esempio, in Alsazia, area a grande vocazione vitivinicola tra Germania e Svizzera, le cantine stanno tremando per la paura che ai propri vigneti possa accadere quanto sta succedendo a centinaia di ettari nello Champagne e nell’Aube in Francia. La peronospora è la malattia crittogamica più grave della vite, perché è in grado di attaccare tutti gli organi verdi della pianta, a partire dalle foglie, i germogli e i grappoli. Il suo contrasto si basa sulla difesa chimica e su interventi agronomici mirati a ridurre i fattori predisponenti alla malattia.
In Italia, le prime avvisaglie dell’arrivo della Peronospora risalgono a fine aprile e ad essere coinvolto, oggi, è l’intero Stivale. Le criticità maggiori si registrano nelle regioni del Centro Sud Italia, in particolare in Abruzzo e Molise (con una flessione prevista del 40%), Campania, ma anche Marche, Basilicata e Puglia (regioni in cui si prevede una riduzione della vendemmia tra il 25 e 30%). La malattia si muove a macchia di leopardo con un’incidenza del 20% delle superfici, con picchi anche del 70-80%. Di entità minore, ma comunque preoccupante la situazione in Toscana, Liguria, Emilia-Romagna, Sicilia, Umbria e Marche. Attacchi di peronospora sotto controllo nelle regioni del Nord e nelle altre.
Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini e componente di giunta di Confagricoltura, nota come la vitivinicoltura italiana sia passata dal problema delle eccedenze di vino non imbottigliato (+9% rispetto al 2022) alla riduzione dei volumi delle vendemmie a causa delle fitopatie che colpiscono le piante. Insomma, siamo davanti ad una vera e propria emergenza, contro la quale l’unico rimedio sono risorse economiche. Denaro necessario per interventi immediati e per una strategia di lungo periodo che metta al riparo qualità e quantità della produzione vitivinicola italiana (la quinta nella classifica globale con il 18,5% del vino prodotto in tutto il mondo).
Per Confagricoltura, i provvedimenti devono essere immediati e coinvolgere sia il governo nazionale che Bruxelles. Il primo passo è l’attivazione di un tavolo tecnico, che si occupi di definire le azioni di ristoro. La strada da percorrere è quella di un intervento legislativo che includa una specifica deroga all’esclusione dalle agevolazioni delle categorie di danni (alle produzioni e alle strutture) previste dal sistema dell’assicurazione agevolata, anche laddove le fitopatie non siano previste tra le cause. In questo modo si permetterebbe sia alle aziende colpite di accedere agli interventi compensativi, sia di incrementare i fondi destinati alle compensazioni.
All’Europa, Confagricoltura chiede flessibilità nell’uso dei fondi dell’Ocm Vino destinati alla promozione delle produzioni all’estero per impegnarli nelle compensazioni del mancato reddito, causato dalle fitopatie. Ulteriori risorse da destinare ai ristori per le imprese colpite dalla Peronospora possono essere recuperate all’interno del recente provvedimento della Commissione sui sostegni finanziari di emergenza. Queste misure - dedicate, ad esempio, alla compensazione dei redditi erosi da problemi alle produzioni - sono finanziate con un plafond di 330 milioni di euro, di cui 60,5 milioni in quota all’Italia. A questa somma potrebbe andare ad aggiungersi un contributo statale concesso fino al 200% della somma stanziata da Bruxelles.
Non bisogna dimenticare neanche il capitolo assicurazioni. Secondo quanto previsto nel Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura, infatti, la peronospora rientra tra le fitopatie assicurabili o assoggettabili a copertura mutualistica. Ciò significa che gli agricoltori possono ricorrere agli strumenti di gestione del rischio attivati nell’ambito della Pac 2014-22: assicurazioni agricole agevolate, e fondi di mutualizzazione, promossi rispettivamente dalle sottomisure 17.1 e 17.2 del Psrn 2014-22. Altri strumenti a disposizione delle imprese sono quelli previsti nel Piano Strategico Pluriennale 2023-27: assicurazioni agricole agevolate e Fondi di mutualizzazione, (sottomisure SRF 01 ed SRF 02).
Non solo interventi emergenziali, si diceva. Se è vero che questo tipo di malattie fungine sono alimentate da fenomeni atmosferici estremi, allora bisogna attrezzarsi fin da subito per il futuro. Perché essi sono destinati a diventare sempre più frequenti. L’Italia ha bisogno di un piano di monitoraggio e prevenzione con adeguati trattamenti delle piante e della messa a punto delle tecniche di genomica assistita (TEA) per la selezione di specie capaci di resistere al nuovo clima.