Di Silvia Piconcelli
L'articolo è disponibile sull'ultimo numero di Mondo Agricolo, cartaceo e on line
Nonostante un indotto da oltre 266 milioni, l’Italia esporta gran parte di ciò che produce. Per sviluppare le attività di trasformazione, il Mipaaf ha riaperto il cantiere per un piano di settore
Le sughere, querce mediterranee note in tutto il mondo attraverso gli usi della loro corteccia, stanno tornando al centro delle politiche forestali del nostro Paese. Alberi pluricentenari, di una forza e di una maestosità unica, capaci di produrre dalle 15 alle 18 decortiche, da millenni rappresentano un valore identitario per alcune regioni del Bel Paese, come la Sardegna, ma anche la Sicilia e quelle del Tirreno centro meridionale. Il sughero, riciclabile al 100%, è a tutti gli effetti una risorsa naturale pregiata, da sempre utilizzata nelle aree vocate, che può rappresentare una rinnovata opportunità di diversificazione ed integrazione del reddito per i proprietari forestali. La sua importanza è evidente anche sul fronte della sostenibilità ambientale: una tonnellata di questo materiale ne cattura 73 di CO2 dall’atmosfera. Proprio su questi presupposti, il ministero delle Politiche agricole e forestali ha riattivato nel maggio scorso il gruppo di lavoro dedicato al comparto, con l’intento di redigere il nuovo piano di settore sughericolo 2022-2026. Un piano che verrà redatto anche sulla base delle indicazioni di Organizzazioni, ricercatori, esperti e tenendo conto degli esiti che la ricerca ha condotto negli ultimi anni sui prodotti non legnosi in ambito forestale. Diversi gli obiettivi da traguardare: incentivare la valorizzazione ecologica delle sugherete nazionali e proteggerle dai cambiamenti climatici; aumentare la produttività attraverso una razionale gestione selvicolturale e pascoliva; migliorare la competitività delle fasi di decortica e di trasformazione del sughero tutelando la qualità tecnologica del materiale grezzo; rinsaldare le filiere nazionali per invertire la tendenza dell’esportazione del prodotto grezzo. Un’altra opportunità può arrivare dalla novità dello scorso gennaio: la possibilità di certificazione dei turaccioli di sughero naturale secondo quanto previsto dalle norme sull’agricoltura biologica. Una opportunità che può dare il via alla creazione di una filiera dedicata all’utilizzo di tappi destinati ai vini biologici e naturali. Non bisogna dimenticare, infatti, la rilevanza strategica del settore legata all’imbottigliamento di vini e spumanti, punte di diamante dell’agroalimentare nazionale. Secondo i dati pubblicati lo scorso giugno da Assoimballaggi - Federlegno/Arredo e Apcor (Associazione Portoghese del Sughero), ogni anno dalle aziende italiane esce 1 miliardo e mezzo di tappi di sughero, produzione che rappresenta il 70% dell’attività dell’intero comparto. Il settore vitivinicolo è, infatti, il principale mercato di questo materiale; a incentivare il suo utilizzo c’è anche il parere dell’86% dei consumatori in Italia che vedono nel sughero naturale un indicatore di qualità. Oltre alla vitivinicoltura, altri sbocchi di mercato in attesa di essere sviluppati sono: la bioedilizia, dove il sughero è molto apprezzato grazie alle sue elevate qualità di coibentante; l’arredamento, il design, il tessile e la moda sostenibile. Nonostante questo potenziale, con il passare degli anni, l’Italia ha rinunciato alla fase di trasformazione diventando esportatrice netta della materia prima grezza, in particolare, verso i Paesi iberici, che concludono le fasi della trasformazione. La perdita del valore aggiunto del prodotto finito è evidente, soprattutto sui territori vocati alla sua coltivazione, anche questa colpita dalla recente siccità, causa di una contrazione del 20% della produzione di quest’anno. Il comparto nazionale, conteggiando l’intero indotto, a livello economico ha superato il valore di 266 milioni di euro nel 2020, nonostante una seria contrazione del numero delle imprese e degli addetti della trasformazione nell’ultimo decennio. Per recuperare questo gap sul valore aggiunto, l’orientamento è verso la creazione di una filiera al 100% nazionale attraverso accordi e reti di filiera che includano la trasformazione finale del prodotto locale e azioni di promozione e marketing territoriale che riescano ad esaltare anche il valore ecologico e culturale dei boschi di sughera. Parallelamente, sarà necessario investire sulla manutenzione di una viabilità forestale capillare per permettere di raggiungere agevolmente le sugherete. Nei piani del Mipaaf è previsto anche un investimento in formazione ad hoc per diffondere le migliori tecniche selvicolturali e di lavorazione della materia prima.