I Ministri dell’Agricoltura degli Stati membri si sono riuniti ieri 21 settembre a Bruxelles per discutere del pacchetto di riforma della PAC post 2020, con particolare riferimento al regolamento sui piani strategici della PAC.
Sul tema, la Ministra tedesca Julia Klöckner ha illustrato la proposta di compromesso presentata dalla Presidenza tedesca sull’architettura verde della PAC.
In particolare:
- eco-schemi: regimi ecologici obbligatori per gli Stati membri, introduzione di una percentuale minima, flessibilità soprattutto nella fase iniziale e richiesta di non perdere gli ammontari destinati a questa misura nel primo pilastro.
- condizionalità (BCAA 9): introduzione di una quota minima uniforme a livello di UE di aree ed elementi non produttivi su una percentuale [x]% dei seminativi, possibilità di conteggiare determinati usi produttivi (colture intercalari e colture azoto fissatrici senza l’uso di prodotti fitosanitari) rispetto alla percentuale minima (con un fattore di ponderazione di 0,3 per le colture intercalari), riduzione al 3% della superficie coltivabile per gli Stati membri che desiderano tener conto di aree ed elementi non produttivi. Applicazione per i piccoli agricoltori delle regole della condizionalità (disposizioni speciali per i controlli e le sanzioni).
- disposizioni ambientali e climatiche nel secondo pilastro: mantenimento del compromesso raggiunto sotto la Presidenza croata per quanto riguarda i pagamenti per le zone con vincoli naturali, con la possibilità di conteggiare i pagamenti per le aree con vincoli naturali nella percentuale del 30% della spesa per gli obiettivi ambientali e climatici nel secondo pilastro.
La Presidenza tedesca ha orientato il dibattito intorno ai seguenti tre quesiti:
- Siete d’accordo con l’approccio della presidenza per l’architettura verde della futura PAC? A vostro parere, quali elementi della PAC sarebbero più rilevanti per rendere l’ambizione della futura PAC in materia di ambiente e clima efficace e credibile?
- Siete d’accordo con i suggerimenti della presidenza volti a consentire agli Stati membri di fare un uso flessibile delle possibilità di orientamento mirato dei pagamenti diretti? Ritenete necessarie disposizioni orientative aggiuntive per conseguire un livello più elevato di uniformità nell’applicazione del sistema dei pagamenti diretti in tutta l’UE?
- A vostro parere, quali sono le disposizioni più importanti per raggiungere un equilibrio fra una migliore attuazione e l’esigenza di semplificazione amministrativa? Di quali elementi proporreste il rafforzamento al fine di migliorare tale equilibrio?
Il dibattito ha visto una generale condivisione tra i Ministri in merito all’intento della Presidenza tedesca di arrivare ad un orientamento generale al Consiglio Agricoltura di ottobre, con un accordo sugli aspetti ancora in sospeso.
Di seguito si riporta una sintesi delle discussioni in merito all’architettura verde della PAC (regimi ecologici/eco-schemi, disposizioni ambientali e climatiche nel secondo pilastro, condizionalità), il punto maggiormente interessato dagli interventi dei Ministri.
La proposta della Presidenza tedesca di prevedere l’obbligatorietà dei regimi ecologici per gli Stati membri ha trovato l’appoggio della maggior parte delle delegazioni, con alcune eccezioni (Croazia, Austria, Lituania). Tuttavia, per quanto riguarda la proposta dell’obbligatorietà di risorse minime da destinare agli eco-schemi nell’ambito dei pagamenti diretti, non sono mancate posizioni a favore di un approccio di tipo facoltativo, come espresso dall’Italia e dall’Ungheria. Per il Ministro spagnolo, occorrerebbe destinare agli eco-schemi il 40% delle risorse.
Sul tema dell’architettura verde, è stato fatto presente da alcuni Ministri che bisogna tener conto anche delle misure ambientali del secondo pilastro. L’Austria ha presentato una proposta di emendamento dell’art. 86 volta all’adozione di un modello che tenga conto dell’entità dei fondi FEASR allocati dagli Stati membri per le misure climatiche del secondo pilastro, prevedendo che, se tali fondi FEASR fossero equivalenti almeno al 20% o al 10% del budget nazionale del primo pilastro, sarebbe possibile ridurre rispettivamente del 50% o del 25% la quota minima di tale budget da destinare agli eco-schemi. In altre parole uno Stato membro, se spendesse oltre una certa somma per le misure ambientali dello sviluppo rurale, potrebbe contare su uno “sconto” di spesa per gli eco-schemi dei pagamenti diretti.
Un generale consenso è emerso per la previsione della flessibilità nell’uso dei fondi non utilizzati per gli eco-schemi a favore dei regimi per il clima e per l’ambiente nell’ambito del secondo pilastro (Finlandia, Cipro, Irlanda). Il Ministro irlandese ha affermato che occorre mettere in atto misure per garantire che gli Stati membri non perdano i finanziamenti della PAC ove ci fosse un’adesione inferiore rispetto al previsto agli eco-schemi da parte degli agricoltori nei primi anni.
Con riferimento alla condizionalità, diverse delegazioni sono concordi con la Croazia sul fatto che le piccole aziende agricole ne dovrebbero essere escluse, in ragione degli elevati oneri amministrativi (Portogallo, Lussemburgo, Estonia, Ungheria, Polonia, Bulgaria e Malta); per la Grecia e la Lituania, i piccoli agricoltori non dovrebbero essere sottoposte a sanzioni amministrative.
Sulla BCAA 9, diverse delegazioni si sono mostrate favorevoli al mantenimento della soglia del 5% se dovesse essere introdotta una quota minima uniforme a livello dell’UE di aree non produttive (Spagna, Grecia).
Sui fondi da destinare alle misure ambientali sia del primo che del secondo pilastro, la Svezia si è mostrata aperta a stabilire risorse nell’ambito del primo pilastro (cosiddetto ring-fencing) per aumentare l’ambizione ambientale ed anche aperta ai trasferimenti per le misure climatiche dal primo al secondo pilastro. Il Ministro olandese ha sostenuto a sua volta il ring-fencing, chiedendo che sia destinato il 40% dei pagamenti diretti alle ambizioni climatiche e ambientali. La Danimarca ha insistito sulla necessità di prevedere risorse adeguate sotto entrambi i pilastri, soprattutto nel secondo, per soddisfare le ambizioni ambientali e climatiche.
Per quanto riguarda gli altri punti sollevati relativi ai pagamenti diretti ed al new delivery model:
- la Commissione europea ha auspicato la possibilità, ma non l’obbligatorietà, per gli Stati membri di prevedere sistemi di capping al di sopra di una certa soglia dei pagamenti;
- il nuovo modello di attuazione, che mira a stabilire un sistema basato sui risultati, trova il consenso da parte delle delegazioni nazionali (diversi Ministri hanno evidenziato l’opportunità dell’introduzione di indicatori di performance circa il contributo della PAC agli obiettivi climatici e ambientali).
L’intervento della Ministra Bellanova
La Ministra Bellanova ha affermato che la PAC deve stabilire livelli ambiziosi per gli obiettivi ambientali, ricordando l’importanza del ruolo che essa riveste per quanto riguarda la sostenibilità economica e sociale che tenga in considerazione temi quali l’occupazione e il miglioramento delle condizioni di lavoro, anche alla luce delle conseguenze socio-economiche dovute alla pandemia COVID-19.
La Ministra ha espresso dubbi rispetto alla previsione della Presidenza tedesca rispetto alla percentuale minima fissa obbligatoria di risorse per gli eco-schemi: “la PAC è e deve rimanere una politica comune ma le agricolture europee sono diverse ed è proprio su questa diversità che il modello agricolo europeo fonda la sua ricchezza”. L’Italia ha sostenuto la necessità di una certa flessibilità ed una maggiore sussidiarietà a favore degli Stati membri in termini di risorse da destinare agli interventi necessari, in base alle analisi dei fabbisogni emergenti dal territorio. Sul punto, la Ministra ha accolto la proposta di destinare i fondi non spesi degli eco-schemi ad altri pagamenti diretti.
Per far fronte alle catastrofi naturali, la Ministra intende proporre la previsione di strumenti per gli Stati membri volti a trattenere una percentuale dei pagamenti diretti agli agricoltori (max 2% del massimale nazionale) al fine di creare un fondo di mutualizazzione pubblico-privato che miri ad interventi in base alle necessità.
Infine, ha auspicato un’aderenza del nuovo modello di attuazione alle realtà territoriali e che, all’interno dei piani strategici nazionali, le autorità siano in grado di attuare autonomamente gli interventi necessari allo sviluppo rurale.
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