Il primo pensiero va alle vittime dell’eccezionale ondata di maltempo che nelle ultime settimane ha duramente colpito l’Emilia Romagna. Anche nelle Marche la situazione è particolarmente difficile.
Confagricoltura è vicina alle popolazioni delle aree più colpite che stanno vivendo grandi disagi.
Anche per le attività produttive le conseguenze sono pesanti. E’ presto per fare il calcolo dei danni subiti dalle imprese agricole. Le cifre finali, comunque, saranno senz’altro elevate, perché alle perdite dei raccolti si sommano quelle relative alle strutture, ai macchinari, alle scorte.
Secondo le stime elaborate dalla Confagricoltura regionale, i danni ammontano a non meno di 6mila euro ad ettaro per i seminativi e a 32mila per i frutteti. Non va dimenticato che l’agricoltura emiliano-romagnola è ai primissimi posti in Italia per valore aggiunto e vendite all’estero.
Sarà indispensabile mobilitare fondi pubblici straordinari per il ristoro dei danni e per la ripresa produttiva. In questa direzione, Confagricoltura ha già avviato le necessarie iniziative nei confronti del governo e delle forze politiche. Il 23 maggio si terrà una riunione del Consiglio dei ministri per il varo dei primi provvedimenti urgenti. Stando alle informazioni rese note dagli esperti, dall’inizio del mese sono caduti nella regione circa 500 millimetri di pioggia, un quantitativo che normalmente si registra nell’arco di sei mesi. Gli effetti alluvionali, con più di 20 fiumi esondati, sono stati i più gravi da oltre un secolo. Senza dimenticare che, come in altre parti d’Italia, l’Emilia Romagna viene da due anni consecutivi di siccità.
Gli eventi climatici eccezionali e ravvicinati vanno messi in relazione con il cambiamento climatico. C’è però da chiedersi se le conseguenze per popolazioni e imprese avrebbero potuto essere minori.
Per quanto riguarda la siccità, da anni l’ISTAT segnala che oltre il 40% dell’acqua immessa nel sistema idrico (in tutto 8 miliardi di metri cubi) va sprecata. La cura e la manutenzione del territorio sono insufficienti a causa della pluriennale riduzione degli stanziamenti pubblici.
I dati elaborati dal Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNAPA) indicano che, dal 2006 al 2021, l’Italia ha perso 1.153 chilometri quadrati di suolo naturale, principalmente per l’espansione urbana. Di conseguenza, è aumentato il rischio di allagamenti, mentre sono diminuite le aree verdi e i servizi eco-sistemici. Il danno economico è stato stimato in 8 miliardi di euro l’anno.
Dall’Emilia Romagna e dalle Marche arriva forte e chiaro il messaggio che occorre cambiare rotta, e con urgenza, per migliorare la condizione del territorio e delle strutture. A differenza del passato, le risorse finanziarie non mancano: il primo segnale deve arrivare dalla revisione in corso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).