I riflettori restano puntati sul mercato internazionale dei cereali per il mancato rinnovo dell’Accordo sul grano dal Mar Nero che ha consentito all’Ucraina, fino alla metà di luglio, di esportare oltre 30 milioni di tonnellate di prodotti agroalimentari. Risulta particolarmente penalizzato il grano, considerato che solo il 20% della produzione totale viene consumato all’interno.
Le tensioni, però, investono anche altri mercati a livello globale, a causa di eventi climatici di eccezionale portata. Le autorità indiane, ad esempio, hanno deciso a fine luglio il blocco delle esportazioni di riso bianco non basmati per fermare la corsa dei prezzi e proteggere il mercato interno. Alla base della decisione, le piogge monsoniche di straordinaria intensità che hanno provocato una drastica riduzione dei raccolti. Da sottolineare che l’India è il principale esportatore mondiale di riso.
I monsoni anomali hanno anche causato il crollo della produzione indiana di pomodori, il cui prezzo è salito addirittura del 450% nel giro di un anno e risultano praticamente introvabili. Due note catene del fast food hanno dovuto informare i consumatori indiani che, fino a data da destinarsi, gli hamburger saranno serviti senza pomodori.
Dalle piogge straordinarie alla siccità, che in Spagna ha provocato, nella campagna 2022-2023, un taglio di oltre il 50% della produzione di olio d’oliva rispetto alla precedente annata. Quest’anno i raccolti dovrebbero essere migliori, anche se le piogge hanno continuato ad essere inferiori alla media, ma preoccupa il livello ridotto delle scorte. Secondo alcuni addetti ai lavori, il prezzo al consumo per l’olio d’oliva extravergine potrebbe salire nelle prossime settimane fino a 10-12 euro al litro. Un livello senza precedenti. Va ricordato che la Spagna è il primo esportatore mondiale di olio d’oliva.
In sintesi, l’agricoltura è tra i settori più colpiti dai cambiamenti climatici. Si riduce la produzione e i prezzi, di conseguenza, scattano al rialzo. E per tutelare i mercati interni si diffonde il ricorso a misure protezionistiche che ostacolano il libero commercio a danno, prima di tutto, dei Paesi più dipendenti dalle importazioni.
Questa pericolosa tendenza può essere contrastata, ma servono forti investimenti in un’ottica pluriennale e un grande ricorso alle innovazioni. Le imprese che producono per il mercato vanno messe nella condizione di aumentare la sostenibilità ambientale, salvaguardando allo stesso tempo il potenziale produttivo.
Servono anche una visione lungimirante e scelte coraggiose da parte delle autorità pubbliche. Condizioni che, al momento, mancano a livello europeo. Un anno fa, negli Stati Uniti, il presidente Biden ha firmato il Piano per la riduzione dell’inflazione con il quale sono stati assegnati circa 20 miliardi di dollari per migliorare l’efficienza energetica dell’agricoltura e ridurre la pressione sulle risorse naturali.
A Bruxelles, invece, nella proposta di revisione del bilancio pluriennale della UE fino al 2027, la Commissione non ha inserito un aumento delle risorse finanziarie all’agricoltura. Una scelta incomprensibile, in quanto contraria alle esigenze economiche e sociali poste dalla situazione in atto. Va, perciò, assolutamente rivista.