Per limitare le conseguenze economiche della pandemia sul settore agricolo impegnato a garantire la sicurezza alimentare, l’Unione europea non ha mobilitato fondi aggiuntivi dal proprio bilancio. La Commissione ha deciso di allentare le regole per la concessione degli aiuti di Stato. Il sostegno al settore è stato quindi delegato ai bilanci nazionali a seconda delle diverse capacità di spesa.
Analoga scelta è stata fatta per la gestione dell’impatto provocato dall’aggressione russa all’Ucraina. Chiamate in causa, ancora una volta, le finanze degli Stati membri. Solo nel 2022 è stato deciso di attivare a vantaggio di tutti gli Stati UE la riserva di crisi della PAC alimentata dalle trattenute effettuate sugli aiuti diretti destinati agli agricoltori. Di fatto, quindi, si è trattato di una partita di giro, poiché, senza l’attivazione, le somme prelevate sarebbero comunque ritornate ai produttori.
Può essere interessante ricordare che nel 2014, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, le istituzioni UE imboccarono una strada assolutamente diversa. Come reazione alle sanzioni comminate dall’Unione europea, le autorità di Mosca decisero il blocco delle importazioni agroalimentari dagli Stati membri. In quella circostanza fu varato un intervento finanziario straordinario di un miliardo di euro a sostegno del reddito degli agricoltori e per la stabilità dei mercati.
Il ricorso prolungato nel tempo e con intensità crescente agli aiuti di Stato, alterando la libera concorrenza tra le imprese, porta alla frammentazione del mercato unico. Secondo noi l’allarme è già suonato.
Solo nel mese di maggio, la Commissione europea ha autorizzato due misure proposte dalla Polonia per un ammontare complessivo di 2,3 miliardi di euro: un miliardo sarà destinato a supportare la liquidità delle imprese agricole; la parte restante a coprire, fino al 2027, i costi sostenuti dagli agricoltori per la sottoscrizione di polizze assicurative a copertura dei danni provocati da eventi climatici eccezionali.
Nei giorni scorsi, in Spagna, il governo ha varato uno stanziamento pubblico pari a 636 milioni di euro per la concessione di aiuti diretti al reddito degli agricoltori colpiti dalla siccità.
In Francia, per sostenere l’agricoltura biologica alle prese con una sensibile riduzione dei consumi, sono state messe a punto una serie di iniziative con una spesa prevista di 200 milioni di euro.
Alla luce di queste cifre, a tutela del mercato unico e della libera concorrenza, chiediamo che siano ripristinate le regole ordinarie sulla concessione degli aiuti di Stato.
Anche per favorire la transizione verso la neutralità climatica, occorre limitare il più possibile il ricorso agli aiuti concessi a livello nazionale. Come richiesto dall’Italia, serve invece la costituzione di un fondo europeo per incentivare gli investimenti. Il punto potrebbe essere trattato in occasione della sessione dei capi di Stato e di governo in programma il 29 e 30 giugno.
Le imprese vanno messe nelle migliori condizioni possibili per crescere, innovare e competere in condizioni di parità.