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Maresca, nuovo presidente Federazione nazionale cereali alimentari: “La diffusione dei contratti di filiera è una priorità del comparto”

15 April 2021
Maresca, nuovo presidente Federazione nazionale cereali alimentari: “La diffusione dei contratti di filiera è una priorità del comparto” -  Mondo Agricolo news | Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana

“I contratti di filiera rappresentano uno strumento fondamentale di valorizzazione della cerealicoltura alimentare, in particolare del grano duro e del grano tenero”. Lo sottolinea Carlo Maresca, cerealicoltore e produttore, in particolare di grano duro e grano tenero in Campania e Puglia (con investimenti dedicati per circa 450 ettari), e nuovo presidente della Federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura. “Si tratta di un contratto innovativo stipulato con l’obiettivo di incentivare la collaborazione e l’integrazione tra produttori e imprese di trasformazione. I produttori beneficiano di un contributo di circa 100 euro ad ettaro per i primi 50 ettari di superficie coltivata che serve a incentivare l’aggregazione e la sostenibilità economica dell’intera filiera”.

In base ai dati di Agea nel 2018 e nel 2019 i contratti di filiera hanno interessato una superficie di circa il 10% per il grano duro ed altrettanto per il grano tenero. “I vantaggi sono diversi – spiega Maresca -, primo fra tutti la certezza dei prezzi, ma anche la possibilità di finalizzare la produzione, di migliorare l’omogeneità dei lotti e la qualità attraverso l’uso di sementi certificate”. Il Fondo grano duro ha messo in campo risorse per 10 milioni di euro l’anno per il 2020, 2021 e 2022, ma resta il neo dei ritardi nel pagamento dei contributi che arrivano un anno dopo la produzione e commercializzazione con il rischio, come fa notare sempre Maresca, di vanificarne l’efficacia.  

Per stimolare un’ulteriore diffusione dei contratti di filiera si potrebbero prevedere, inoltre, secondo il presidente della Federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura, due distinte tipologie  di contratti:  una fascia di base accessibile a tutti con alcuni requisiti minimi, anche di commercializzazione, per incentivare la coltivazione e supportare l’attività sementiera, ed un secondo livello di contratti più mirati, con specifiche premialità e con l’obiettivo di soddisfare le richieste dell’industria molitoria per prodotti di prima trasformazione o più specifici di seconda trasformazione. Resta infatti fondamentale un passaggio, basilare per valorizzare le filiere: la capacità di soddisfare le richieste dell’industria.

I benefici dei contratti di filiera sono oggi ben visibili: la produzione italiana di grano duro non riesce a coprire per intero il fabbisogno dell’industria di trasformazione che in parte è destinato al consumo interno e in parte all’esportazione, ma negli ultimi anni le importazioni di grani di alta qualità dal Nord America sono diminuite grazie ai contratti di filiera stipulati con realtà industriali di livello internazionale.

Sui rapporti tra gli attori delle filiere restano tuttavia, come precisa Maresca, alcune criticità da risolvere, come quella dello stoccaggio dei prodotti, gestito oggi sia da organismi associativi ma prevalentemente da altri soggetti, che non sempre accettano la filiera, preferendo i rapporti esclusivi, sia con l’industria che con i produttori.  “Eppure – precisa - chi si occupa dello stoccaggio svolge una funzione di trait d’union tra produttore e trasformatore certificando le caratteristiche del prodotto ed fornendo al produttore sementi, fertilizzanti e prodotti fitosanitari”.

“Nel comparto del grano tenero - fa notare sempre Maresca - la strada da seguire è quella dell’innovazione di prodotto in funzione delle destinazioni individuando anche nuove aree di mercato come ad esempio quella dei prodotti integrali e funzionali. Un obiettivo da raggiungere sviluppando progetti condivisi da produttori di cereali e trasformatori”.

Non riguarda solo il comparto dei cereali alimentari il problema delle forti limitazioni proposte in ambito UE nell’impiego dei prodotti fitosanitari e fertilizzanti: “Il rispetto dell’ambiente assieme al valore della sostenibilità - spiega Maresca - rappresentano un punto chiave per un’agricoltura del futuro, ma occorre assicurare anche la possibilità di produrre in modo sostenibile e competitivo”.  Oltre alle innovazioni frutto di tecnologie mirate per superare specifici fattori limitativi per la produzione, è necessario rendere facilmente accessibili alle aziende queste informazioni per l’utilizzo.

“Sempre nell’ambito della ricerca, le industrie sementiere devono poter sviluppare nuove varietà italiane, capaci di adattarsi meglio ai nostri areali e di esprimere le caratteristiche richieste dall’industria come l’elevato contenuto proteico. A questo scopo - aggiunge Maresca - un ruolo fondamentale potrebbero svolgerlo le nuove tecniche di breeding (tecniche di evoluzione assistita) come la cisgenesi che prevede l’inserimento di un nuovo gene all’interno di una varietà al fine di migliorarla.  Questa tecnica replica ciò che potrebbe potenzialmente accadere con il breeding tradizionale e incrocio per il miglioramento di uno specifico carattere, con vantaggi considerevoli in termini di tempo e precisione.  L’utilizzo di varietà innovative su specifiche caratteristiche come la resistenza ad alcuni patogeni potrebbe ridurre l’uso di agrofarmaci e rendere la coltura più sostenibile. 

Per quanto riguarda i prezzi, ad esempio del grano duro, il primo periodo di emergenza legato alla pandemia aveva stimolato un incremento dei prezzi legato al forte consumo di pasta. “Quest’anno, invece, nell’attesa della nuova campagna – aggiunge Maresca - partiamo da una situazione di magazzini pieni e prezzi in leggero calo. Le aspettative dal punto di vista della resa sembrano tuttavia essere abbastanza positive, anche se i mutamenti climatici possono riservare sorprese nelle ultime fasi di maturazione”. (F.B.)

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