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Di Francesco Bellizzi
Caporedattore Mondo Agricolo
Non solo politica. L’assemblea generale di Confagricoltura è stata ricca di momenti di confronto anche sul piano economico, con l’organizzazione della tavola rotonda, moderata dal vicedirettore del Tg5, Fabio Tamburini, tra il presidente di Confagricoltura Giansanti e gli amministratori delegati di Enel e Credit Agricole, Francesco Starace e Giampiero Maioli. Anche l’energia e il credito sono cambiati negli ultimi anni insieme al resto del sistema Paese. Pandemia e invasione russa dell’Ucraina hanno accelerato questo fenomeno, spingendo, da un lato, il credito bancario verso sistemi di garanzia pubblica inimmaginabili fino al 2019, dall’altro, portando il comparto energetico su ritmi e modalità produttive e (soprattutto) prezzi totalmente inediti.
“Negli ultimi decenni è cambiato il modo di produrre e distribuire l’energia. Da un sistema centralizzato stiamo passando ad uno più locale e frammentato su input degli impianti di energia rinnovabile sempre più presenti sul territorio in modo capillare”. In
questo cambiamento, per l’ad di Enel, le imprese del settore primario rivestono un ruolo importante, dato che hanno a disposizione una cosa che in altri settori non è scontata: “la disponibilità di spazi da destinare, non solo al consumo di energia, ma anche alla sua produzione”. Oltre a fronteggiare il caro bollette, quindi, il settore primario, attraverso le rinnovabili, “crea nuovo reddito - ha aggiunto Starace - grazie alla vendita e all’immissione nella rete nazionale dell’eventuale surplus energetico generato. Un meccanismo che Confagricoltura ha intuito per prima”. Intuizione che oggi trova ostacoli che la Confederazione chiede da tempo di superare.
“Bisogna togliere i freni allo sviluppo degli impianti ad energie rinnovabili in agricoltura - ha detto il presidente Massimiliano Giansanti -. Il settore ha un grande potenziale da esprimere, ma ci sono scelte sbagliate che lo frenano, tra cui il limite dell’autoconsumo sugli impianti che è necessario togliere con il prossimo decreto Aiuti”.
Quando si accostano le parole “finanza” e “agricoltura” il pensiero va facilmente al concetto di speculazione. Ma oggi, con gli impegni europei per la riduzione di carbonio in atmosfera, il settore primario ha l’occasione di diventare protagonista di quello che
Giansanti definisce “un nuovo modello di finanza”. L’agricoltura già oggi recupera le emissioni generate dai suoi processi produttivi attraverso la conservazione del carbonio nel terreno. “Il sistema di certificati sul carbon farming permetterà alle nostre aziende - ha detto - di vedere riconosciuto su un mercato regolamentato il valore economico dei loro investimenti in agricoltura di precisione, sia fatti che futuri”.
Tra le dieci banche più grandi al mondo, soltanto due hanno la parola agricoltura nel proprio nome. Una di queste è Credit Agricole. Maioli ha ricordato l’impegno del suo gruppo a sostegno del sistema economico italiano. “Lo dimostra il 30% del totale dei nostri prestiti garantiti erogati in Ue concentrato nella sola Italia. L’accesso al credito per le imprese agricole oggi riveste un ruolo fondamentale.
“Con Confagricoltura collaboriamo da tempo per velocizzare i tempi del credito di filiera”. Lo strumento è quello dell’automazione di alcuni processi di analisi che offre il moderno advisory digitale per fornire alle aziende una fotografia reale dello loro stato di salute economico-finanziario. “Comprendiamo bene la necessità per il settore primario di progettualità di lungo respiro - ha proseguito l’amministratore di Crédit Agricole - perché siamo una banca fatta di soci che ha al centro l’economia reale e non i grandi fondi di investimento. Sono i nostri soci ad orientarci, tra cui ci sono tanti agricoltori”. Con Palazzo Della Valle, Credit Agricole ha avviato da tempo un percorso comune, anche per sostenere la partecipazione delle aziende socie ai bandi che il PNRR dedica al fotovoltaico agricolo e al segmento delle biomasse. Settori ormai maturi che, oltre a tempi certi e brevi di installazione, avrebbero bisogno di sviluppo industriale.
Come ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, secondo cui “l’Italia deve puntare alla creazione di un indotto delle energie rinnovabili che renda il Paese meno dipendente dalle importazioni, ad esempio, di pannelli fotovoltaici da altri Paesi come la Cina.
La transizione energetica è un’occasione per creare una nuova industrializzazione, vicina anche al nostro mondo”. Il numero uno di Enel sottoscrive la necessità di una strategia industriale italiana sulle rinnovabili e ha ricordato l’impegno del gruppo con il progetto della mega fabbrica di pannelli negli Stati Uniti, che entrerà in funzione nel 2024. “Un investimento importante che va incontro ad una domanda che sta esplodendo”, ha commentato.
Tasto dolente anche i biocarburanti. “In Italia non esiste abbastanza offerta neanche per soddisfare il fabbisogno delle Isole minori”, ha detto Starace dando la misura della distanza tra questo ambito delle rinnovabili e la domanda di combustibile dell’industria energetica.
“Se tra di voi ci sono produttori di biofuel, sappiate che siamo pronti a comprarlo”, ha detto rivolto agli imprenditori in platea.
L’attuale carenza di materie prime è figlia anche dell’incapacità che la politica ha dimostrato per decenni di mettere in campo piani infrastrutturali degni del ruolo che l’Italia ricopre sullo scacchiere internazionale.
Per Giampiero Maioli, un esempio è quello delle risorse idriche. “L’acqua è la vera risorsa rara di oggi, eppure, il Paese non ha un piano per il recupero delle acque e i bacini presenti sono pochi e non efficienti. Dipendiamo ancora da sistemi economicamente sbagliati. Come quello del Po emiliano, dove l’acqua depurata viene fatta confluire, per poi essere recuperata a valle per rispondere al fabbisogno dell’agricoltura”.
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