Dato il progressivo arretramento delle prestazioni di welfare garantite dallo Stato, lo spazio da coprire è vasto. L’Eban – l’Ente Bilaterale Agricolo Nazionale – si interroga su questo e si attiva concretamente.
L’agricoltura si segnala come il settore in cui - anche grazie alla tradizionale attività svolta in passato dalle Casse extra legem e più recentemente dagli EBAT (Enti Bilaterali Agricoli Territoriali) - si sperimentano specifiche e peculiari forme di governance del welfare contrattuale caratterizzate da uno spiccato protagonismo degli stakehoders territoriali. D’altro canto non sono rare le iniziative promosse dagli EBAT nel campo delle c.d. altre dimensioni del welfare (politiche familiari e di conciliazione, misure di contrasto alla povertà ed esclusione, politiche attive del lavoro).
Naturalmente però non si può pensare di demandare per intero ai datori di lavoro (o a chi per loro (in questo caso gli enti bilaterali) le funzioni che dovrebbero essere garantite dalla collettività.
Il costo del lavoro rimane alto in Italia mentre occorrerebbe abbassarlo per tentare di incrementare l'occupazione. Resta però fondamentale il ruolo delle parti sociali e degli enti da loro gestiti in alcuni ambiti. Le Parti sociali del settore agricolo hanno imparato nel tempo ad intraprendere nuove strade (formazione continua, previdenza complementare) e a riprogrammare le vecchie strumentazioni (casse extralegem/enti bilaterali).
Eban ritiene che questo sia l'approccio corretto per cogliere sempre più le opportunità offerte dal legislatore e le esigenze concrete dei lavoratori e di chi crea e mantiene alta l'occupazione in un settore strategico per il nostro Paese.